
Diario della terza gravidanza. Come faremo a svegliarci ogni mattina?
La piccola M. si fa sentire, eccome, e con la mamma si scoprono vicendevolmente. Intanto le sorelle sono due dormiglione doc, chissà i risvegli in futuro… Continua il diario della terza gravidanza di Lucia Porracciolo
Quella bruna è Ester, sono le 7.20 di un giovedì e la sveglia è già suonata tre volte per tutti. Rinviata altrettante volte. La smuovo, dopo averle dato bacetti e fatto il solletico sotto ai piedi, lei infastidita mi dice: “Ho sonno. Perché M… può dormire ancora e io no?” Premetto che M. è ancora nella mia pancia quindi non so cosa stia facendo… e dico: “Ma magari è sveglia anche lei, dai, siamo in ritardo”. Nella sua camera c’è Clarissa, la bionda, la vedete… anche lei di svegliarsi non ne vuole sentire. E pensate che per i primi 12 mesi non ha chiuso occhio e quando dormiva lo faceva solo addosso a me. Oggi dorme nel suo letto tutta la notte e la grande viene a trovarci nel cuore della notte. Lei che fino a due anni non aveva mai dormito nel lettone con noi… poi la gelosia della sorellina arrivata ha cambiato i ritmi.
Da due a tre
Insomma Clari stacca la faccia dal cuscino, apre gli occhi e farfuglia: “Devo aspettare Boccone”. Sarebbe il suo amico immaginario, che le viene in soccorso quando non vuol far qualcosa o deve perder tempo. Come vedete la mattina è difficile da far cominciare… e il mio pensiero va alla terza. “E quando saremo in tre?” penso subito.
Le notti sono ormai lunghe, non dormo un po’ per il caldo, un po’ per tutte le volte che vado in bagno e quando assaporo la dolcezza del sonno sento: “Papà, mammaaaaaa”. La voce della grande che annuncia l’arrivo nel lettone. Fortunati se la piccola continua a dormire in camera e di solito è così.
Un dialogo per scoprirsi
La mattina è difficile da avviare, mi sento già stanca all’alba, mi viene lo spauracchio, perché in effetti mancano tre mesi o ancor meno. Ma poi i ritmi vorticosi delle giornate fanno mettere da parte i dubbi e le incertezze e presentano le cose da fare… una miriade, quindi non c’è tempo per pensare. Quando esco vado sempre di corsa ma quando posso rimanere a casa di mattina, come oggi, è bellissimo perché saluto tutti e quando chiudo la porta, ancora prima di fare colazione torno in camera e mi stendo a letto. Poggio le mani sulla pancia e mi rivolgo a lei. Attendo che si muova per iniziare un dialogo, è bello il nostro momento. Siamo io e lei e possiamo scoprirci. Se capisce che sono concentrata su di lei continua a dare colpetti. Ed è il nostro buongiorno fatto di attesa, pazienza, silenzi e poi i pensieri incalzano e volo via con loro e la immagino in braccio. Immagino i colori dei capelli, chiari un misto fra biondo e rosso, la boccuccia a forma di cuore che ho intravisto dalle ecografie, e mi vedo già stretta a lei, è come se sentissi il suo respiro mescolarsi col mio. Ma torno alla realtà e so che devo ancora aspettare. Per me è normale sentire familiari i suoi movimenti dentro me, ma non è così per chi è fuori. Ieri per la prima volta Ester ha avuto la pazienza di ascoltarla, di solito fuggiva, forse sta cosa della pancia che si muove le fa impressione. Però, era sera prima di andare a nanna, finalmente ha poggiato le mani sulla pancia e l’ha sentita. Ha sgranato gli occhi ed è corsa in cucina a dirlo al papà. Era felicissima. Poi è tornata da me e ha cominciato a parlarle rivolgendosi prima a Clari: “Dobbiamo parlare vicino l’ombelico perché così lei ci sente”. Poi rivolgendosi alla pancia: “Io sono Ester e ti aspetto e qui c’è anche Clarissa”, che si precipita subito a dare bacini.
Sorelle e… programmi
Ester ha già deciso tutto: “Quando nasce la sorellina, mamma, noi tre dormiamo con te, tanto nel lettone stiamo comode. E papà dorme nel mio letto”. Ecco che si fanno già programmi sul futuro prossimo senza considerare le necessità che avrà la piccolissima.
Tornando a me e a lei, inizia questa nostra mattinata a casa, piena di cose da fare. Stacco le mani dalla pancia e vado… la testa e il cuore rimangono sempre attaccati lì. “Io ti percepisco sempre, non potrebbe essere altrimenti e poi ci sono sempre loro a ricondurmi a te. Le tue sorelle appena tornano da scuola si precipitano a salutarti accarezzando e baciando la pancia”. So che già le riconosce perché attorno a noi spesso c’è la loro allegria smisurata e la gioia incontenibile di crescere giocando senza limiti come tutti i bambini amano fare.
Che belle pagine da leggere… LUCIA sei un mito. La tua piccola M, leggendo le tue emozioni, comprenderà quanto l’hai amata già prima che nascesse.