Categoria: Interviste

08/06/2021 by dadabio 0 Commenti

“Pavimento pelvico fondamentale. Ai primi campanelli d’allarme occorre rivolgersi a uno specialista, senza vergogne”. Intervista a Roberto Guarino

Di pavimento pelvico non si parla mai abbastanza. Abbiamo intervistato Roberto Guarino, specialista in Uroginecologia e nelle terapie e riabilitazioni del perineo con le più moderne tecniche ostetriche. “Molto meglio – sottolinea – affrontare il problema con uno specialista, anziché utilizzare presidi che sono scorciatoie e possono creare altri problemi, come infezioni e cistiti ricorrenti”

Un insieme di muscoli e legamenti che chiudono la parte inferiore della cavità addominale, sostenendo uretra, vescica, apparato ano-rettale e, nella donna, vagina e utero: è il pavimento pelvico, o perineo, un pilastro della salute dell’organismo, di cui bisognerebbe prendersi cura a ogni età, specie nei periodi in cui viene “indebolito”, ad esempio nel corso della gravidanza e a causa del parto. Non se ne parla mai abbastanza e nell’immaginario collettivo le informazioni a riguardo sono sempre frammentarie e spesso confuse.

“Se funziona meglio il pavimento pelvico, certamente sarà migliore l’espressione del parto e migliore sarà la ripresa post-partum”. Il ginecologo Roberto Guarino (qui il suo sito) illustra nel corso di una videointervista ai microfoni di Dadabio l’importanza del “piatto muscolare” del perineo che, sottolinea, è importante far controllare bilateralmente circa otto settimane dopo il parto (oltre alla specifica visita ginecologica dopo trenta, quaranta giorni).

Guarino, specialista in Uroginecologia (e dirigente medico dell‘Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia, al Buccheri La Ferla di Palermo) sottolinea come efficienza, funzionalità e tenuta del pavimento pelvico possano venir meno o essere messi in dubbio, a partire da qualche campanello d’allarme (a cominciare dall’incontinenza urinaria, in gravidanza e non solo). Se emergono, non bisogna temporeggiare o soprassedere, rivolgersi allo specialista è sempre la scelta giusta, senza nessun tipo di tabù o di vergogna. La moderna medicina permette varie strade per la riabilitazione del perineo.

Ecco la videointervista completa al dottor Roberto Guarino, fra quelle del canale YouTube di Dadabio, buona visione.

25/01/2021 by dadabio 0 Commenti

“Pandemia e disagi per i bambini. Dipende molto dai genitori”. Intervista a Concetta Polizzi

Intervista a Concetta Polizzi, psicologa e psicoterapeuta dell’Università di Palermo, mette in guardia dai pericoli che corrono i bimbi a causa delle restrizioni per l’emergenza Covid-19. Disturbi da non sottovalutare, cruciale il ruolo di mamme e papà: «I genitori sono chiamati a essere registi e narratori per i propri figli, orientandoli verso una realtà di relazioni nuova e sconosciuta, perché non si confondano e non si perdano»

Una pandemia lunga e invasiva con cui fare i conti. I soggetti più giovani alla mercé di vari rischi, fra girandole emotive e disturbi della memoria e dell’attenzione. Il ruolo dei genitori che si carica di ulteriori responsabilità e il loro comportamento da cui dipendono anche le reazioni dei più piccoli. Ne abbiamo parlato con la psicologa e psicoterapeuta Concetta Polizzi dell’Università degli studi di Palermo, che fa anche parte della Società Italiana di Psicologia Pediatrica. «Sono emersi – spiega Polizzi – dati preoccupanti soprattutto in riferimento al lockdown dei mesi scorsi. I genitori non sono mai stati così in difficoltà, spesso incapaci di sintonizzarsi con i bisogni reali dei bambini in uno specifico qui ed ora. Per i genitori e per la comunità educante è una sfida, bisogna ascoltare sempre i bambini e renderli più competenti nelle relazioni con il mondo virtuale di smartphone e dei social».

Dottoressa Polizzi, la Sicilia è in zona rossa con la provincia autonoma di Bolzano, e molte regioni italiane in zona arancione, a causa dell’emergenza legata alla pandemia da Covid-19. Bimbi e adolescenti hanno sofferto particolarmente il lockdown. Quali tipi di disagi vivono in un contesto simile?

«La pandemia che stiamo vivendo ormai da quasi un anno, sta sicuramente provocando in tutti, e ancor di più nei bambini e negli adolescenti, innumerevoli danni alla salute, globalmente intesa, danni che sempre di più si stanno manifestando e che purtroppo continueranno a manifestarsi. Quando si vive una condizione di rischio come questa, improvvisa, devastante, drammatica, a cui nessuno era preparato, giocano fortemente le risorse interne ed esterne di cui ognuno dispone, le risorse a cui potere ricorrere dinanzi al nuovo che smarrisce e certamente i più giovani sono i meno attrezzati, i meno abili e competenti a fronteggiare le situazioni rischiose improvvise, soprattutto se gli adulti che li circondano vanno a loro volta in crisi e si disregolano. Sì perché credo, che il Covid-19 abbia in primis disregolato un po’ tutti e tutto. Tutto è eccessivo, tutto è percepito, vissuto e affrontato in modo eccessivo; le vecchie certezze non sono state più sufficienti, ed ecco che i genitori si sono ritrovati a non sapere come fare, a non sapere gestire una quotidianità in costrizione, a non sapere come regolamentare in modo sano tempi, abitudini, comportamenti dei figli, a non sapere essi stessi gestire le mille pressanti richieste imposte dalla condizione (smartworking/precarietà lavoro….DAD….gestione della casa….ecc.). Ecco, i bambini hanno reagito in tanti modi, non solo in funzione dell’età, e quindi dello specifico momento evolutivo che stavano attraversando, ma anche e soprattutto in funzione di come le persone significative a loro vicine hanno affrontato e stanno affrontato la condizione di rischio attuale».

Che tipo di reazioni si sono manifestate?

«I bambini hanno provato mille emozioni, soprattutto durante il lockdown: paura, ansia, rabbia, tristezza, apatia, a volte, se molto piccoli, anche senso di colpa. Molti bambini sono anche stati resilienti, e cioè hanno retto discretamente l’impatto con questo rischio, ma molti altri purtroppo no. Vale la pena chiedersi quali esperienze relazionali dentro casa, quali modelli e stili genitoriali hanno interiorizzato e mentalizzato i nostri bambini e i nostri ragazzi durante l’isolamento per pandemia».

Dati sconfortanti?

«Da una ricerca effettuata durante il lockdown dall’ospedale Gaslini di Genova con 6.800 genitori è emerso un dato preoccupante: in circa il 70% dei casi i figli hanno sviluppato problematiche comportamentali, disturbi della regolazione emotiva (irritabilità, ansia, inquietudine), così come, alterazione del sonno, che va a interferire chiaramente anche con la prestazione scolastica e quindi, poi sulla self-efficacy; spesso, i bambini hanno riportato alterazioni a carico della memoria, della concentrazione, dell’attenzione. I bambini hanno spesso esplicitato un vero e proprio senso di disorientamento indotto dall’assenza /alterazione delle loro routine (es. andare a scuola), chiedendo spesso ai genitori: Ma che giorno è oggi? Che ora è?».

Altri disturbi?

«Numerosi cosiddetti di tipo funzionale, mal di pancia, mal di testa, ecc…non riconducibili a problemi organici; e negli adolescenti anche veri e propri attacchi di panico e stati depressivi, oltre a una rabbia per la perdita delle relazioni sociali, spesso sentita come ingestibile, una rabbia che scoppia dentro e porta a comportamenti esasperati e disturbanti o che in senso opposto, ma altrettanto pericoloso, porta alla chiusura, al ritiro, al trovare riparo nel mondo virtuale, un mondo che in tanti casi, come ci raccontano anche alcuni drammatici accadimenti recenti, è diventato altamente pericoloso per la salute e a volte per la vita stessa dei nostri ragazzi e dei nostri bambini».

Dottoressa… Le limitazioni di passeggiate all’aperto e di attività di socializzazione con altri bimbi al di fuori dell’ambito scolastico – che di solito sono consigliate dai pediatri – a quali conseguenze possono portare?

«Una delle limitazioni per i bambini, apparsa da subito come tra le più pesanti da sopportare e ricca di implicazioni, è quella alle uscite, al potere andare a fare la passeggiate, magari al giardino dove si possono incontrare gli amici e si può giocare. Pensiamo a quanto ancora più pesante sia stato il peso di tale limitazione in pieno lockdown, quando anche la scuola è uscita dalla quotidianità dei nostri bimbi e ragazzi. Limitare così drasticamente la vita sociale dei bambini e dei ragazzi ha certamente avuto notevoli implicazioni soprattutto emotive, specie per chi è figlio unico e non ha potuto beneficiare della relazione tra fratelli. Facendo poi riferimento in modo specifico agli adolescenti, si può immaginare il peso della limitazione del sociale in una fase della vita in cui le relazioni con i pari stanno al primo posto del mondo relazionale».

Cosa è successo agli adolescenti?

«Durante il lockdown spesso hanno esasperato comportamenti di rabbia verso i genitori, e hanno fatto un ricorso eccessivo alle tecnologie. Vale la pena ricordare che la vita sociale, il supporto fornito dalle relazioni sociali è un fattore fondamentale per il benessere fisico e mentale; sembrerebbe che la distanza fisica e la mancanza delle interazioni sociali dirette, dovute all’isolamento sociale, porti ad effetti avversi sull’attività del sistema ossitocina, con riduzione della sintesi di tale ormone, che come sappiamo è importantissimo nelle interazioni sociali e nelle reazioni sentimentali, da questo il soprannome di “ormone dell’amore”. Proprio l’ ossitocina aumenta i comportamenti pro-sociali e ci porta ad essere più propensi a fidarci degli altri. Ebbene, alcuni studi neuroscientifici hanno dimostrato come l’isolamento forzato durante il lockdown per il Covid-19 sembra abbia comportato un’inattivazione del sistema ossitocina con inibizione di alcuni canali di risorse istintive. In tal senso, è fondamentale cercare di garantire il più possibile ai bambini il tempo delle uscite, di qualche incontro con altri bambini, nel rispetto delle norme di sicurezza».

I genitori come possono affrontare questo momento? Quali strategie devono mettere in atto per attenuare i rischi che corrono i figli?

«I genitori forse non sono mai stati così tanto in difficoltà come in questa fase storica. Se i bambini e i ragazzi stanno soffrendo, va da sé che accanto a loro troviamo genitori sofferenti, genitori che stanno sentendo tutte le loro fragilità e che spesso si sono percepiti e sentiti davvero incompetenti. Molti hanno anche chiesto aiuto per gestire figli avvertiti come difficili da gestire, purtroppo non facendosi spesso la fatidica domanda su quanto fosse – in una condizione sconosciuta e altamente stressante – soprattutto una loro difficoltà a contestualizzare le funzioni genitoriali di cura, di guida, di supporto. Io ho avuto il piacere di prendere parte a una grande azione di solidarietà sociale durante il lockdown, in quanto ho fatto parte del team di psicologi della Società Italiana di Psicologia pediatrica che in quel momento ha attivato, attraverso il numero verde messo a disposizione dal Ministero della Salute, un servizio online e telefonico di supporto psicologico: il servizio Lègami/legàmi. Proprio questo splendido servizio prossimale di comunità, ancora attivo sul piano nazionale (www.sipped.it), ha consentito di evidenziare come i genitori abbiano vissuto e stiano continuando a vivere spesso una disregolazione della propria competenza genitoriale, che a volte si definisce in senso iper (iperstimolazione, ipercura…) e a volte in senso ipo (ipostimolazione, ipocura…); e purtroppo il grande rischio a cui può portare la disregolazione genitoriale è la negligenza, e cioè l’incapacità di sintonizzarsi con i bisogni reali del bambino in uno specifico qui ed ora».

Oggi, in un simile contesto, quali sono i compiti dei genitori?

«Oggi il genitore è chiamato, credo, a considerarsi più che mai per il proprio figlio un regista, un narratore e un orientatore verso una realtà di relazioni nuova e sconosciuta, affinché questi non si perda e si confonda. Ai genitori tocca l’arduo compito di accompagnare e sostenere i figli nella gestione di quei compiti di sviluppo indotti dalla crisi di questo momento;  tra questi compiti, quello di ridefinire l’immagine di sé, di potere inscrivere l’esperienza della pandemia nella storia della propria vita, di riconoscere le proprie risorse, di rivisitare i legami, ecc. Il genitore, soprattutto, con i più piccoli , è stato chiamato a far trovare un senso e un significato a quanto accadeva e quindi a spiegare in modo comprensibile, senza dimenticare che il bambino ha bisogno sempre di sincerità. E poi ascoltare sempre i bambini, cosa pensano, cosa temono, senza mai minimizzare le loro preoccupazioni e senza chiedergli di essere forti, di non piangere, senza avere dato dignità alle loro paure».

Smartphone e tablet sono gli unici strumenti che consentono un contatto con l’esterno della casa. A cominciare dalla didattica a distanza. Come cambia l’approccio alla tecnologia? Prima raccomandavamo ai più giovani di trascorrere meno tempo davanti a questi strumenti, adesso è diventato necessario…

«Il rapporto con le tecnologie, con i social in tempo di pandemia costituisce certamente un aspetto particolarmente complesso e critico. Da una parte cellulari, tablet, pc sono diventati il mezzo fondamentale per mantenere un rapporto con il mondo esterno e dall’altra però, sembra che in tanti, troppi casi, l’uso di tali strumenti stia assumendo connotazioni pericolose per la salute. Il tempo che bambini e adolescenti trascorrono davanti a un tablet o uno smartphone è aumentato in modo esponenziale e non è certo il tempo della didattica a distanza quello da incriminare, nonostante le difficoltà e le criticità spesso sottolineate (la facile distraibilità, la demotivazione, l’assenza di contatto) che certamente incidono sulla qualità degli apprendimenti. C’è invece, un tempo con le tecnologie altamente rischioso se il bambino/ragazzo non è attrezzato a gestirle in protezione, potendo anche essere intrappolato in spazi dannosi di simil gioco o di scambi relazionali perversi; così come, non vanno certamente trascurati tutti i disturbi a livello di attenzione e concentrazione, e alla vista, così come, i disturbi del sonno, indotti proprio dall’uso esagerato delle tecnologie. Ecco questa è una delle sfide più importanti intanto per i genitori, che sono chiamati a regolamentare l’uso delle tecnologie, a rendere consapevoli i figli dei rischi connessi e a non lasciarli mai totalmente da soli in questo rapporto con un mondo virtuale in cui tutto è possibile. Ma è una sfida anche per la comunità educante, che deve porsi il problema di rendere più competenti i bambini nella gestione della loro relazione con questo mondo virtuale, che deve porsi il problema di lavorare fin dalla scuola dell’infanzia per lo sviluppo di life skills fondamentali che renderanno più forti i bambini nella gestione della relazione con il mondo».

03/01/2021 by dadabio 0 Commenti

“Disturbi in gravidanza, ecco i rimedi della naturopatia”. Intervista a Giulia Agnello

La naturopatia può dare aiuto e sollievo nel corso della gravidanza. Ogni problema – nausea, acidità, gonfiore alle gambe – si può affrontare con rimedi naturali, per ritrovare un equilibrio sostanziale dell’organismo. I consigli per il blog di Dadabio della naturopata Giulia Agnello, da poco diventata mamma: «Avvicinarsi alla naturopatia è un tesoro, un processo positivo che donna, bambino e famiglia possono portare avanti per coltivare abitudini sane, trasformando la naturopatia da teoria a stile di vita»

Medicina complementare riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, disciplina che ha una visione empatica dell’incontro fra uomini e natura, che integra metodologie, tecniche e sostanze naturali, non invasive, per potenziare le difese naturali e ripristinare gli equilibri degli individui. Ecco cosa è, in sintesi, la naturopatia. E i naturopati, che hanno intrapreso percorsi formativi specifici, sono professionisti dei rimedi naturali e del benessere psicofisico delle persone a trecentosessanta gradi, ovvero non solo per quanto riguarda l’organismo, ma nella sfera familiare, sociale e ambientale. La naturopata palermitana Giulia Agnello (diplomata presso l’Accademia Anea di naturopatia) è da poco diventata mamma di Alessandro e, prima della nascita del piccolo, ci aveva illustrato il suo modus operandi, per affrontare malattie e prevenirle, grazie a rimedi naturali, dando soprattutto qualche dritta alle future mamme. Indispensabile curare l’alimentazione, consigliabile sottoporsi a massaggi, importante assumere alcune sostanze naturali contro il gonfiore alle gambe, l’acidità, la nausea. Ma scopriamo tutto nel dettaglio…

Giulia, cosa è la naturopatia e che tipo di approccio prevede?

«La naturopatia è un insieme di pratiche naturali che mira a riportare una persona a uno stato di salute ed equilibrio. Per fare un esempio chi sta male e si rivolge a un medico avrà di fronte a sé qualcuno che agisce su uno o più sintomi; la naturopatia, invece, si propone di ricercare la causa profonda che genera uno squilibrio, dando origine a una patologia; si punta a un equilibrio generale, a un approccio molto completo al disturbo, per risolverlo in modo molto più efficace. Un naturopata che comincia una consulenza, con l’ausilio di erboristeria e fitoterapia, affronta l’individuo che si è rivolto a lui su più piani, lavorando su alimentazione, integratori naturali, rapporto col corpo, movimento, respirazione, emozioni. Si prova ad elaborare tutto quello che coinvolge la persona, per giungere a un riequilibrio generale. Tutto ciò avviene grazie all’utilizzo di tecniche naturali, a cominciare dall’alimentazione, dalla riflessologia plantare e dalla digitopressione, cioè grazie ad alcuni tipi di massaggi in cui mi avvalgo di sostanze naturali, a cominciare dagli oli essenziali. Poi ogni naturopata ha la sue inclinazioni….».

Naturopatia e gravidanza. Come possono giovarsi di questo approccio le donne incinte?

«Il sostegno della naturopatia per le donne in gravidanza mi sta a cuore da sempre, ritenendo quei nove mesi un momento zero, un processo naturale durante cui viene generata da zero una nuova vita, in cui una donna rivolge l’attenzione al proprio benessere, ma soprattutto a quello del figlio che porta in grembo. È un momento, di cui ho parlato nella mia tesi, in cui si può agire su una vera e propria prevenzione. Una donna che comincia ad avvicinarsi alla naturopatia mentre sta generando una nuova vita sicuramente trasmetterà al figlio tutto ciò che in quel periodo avrà imparato. È un tesoro, un processo positivo che donna, bambino e famiglia possono portare avanti per coltivare abitudini sane, trasformando la naturopatia da teoria a stile di vita».

La naturopatia è, dunque, anche uno stile di vita?

«Si può dire, nel senso che una volta che si abbraccia questo percorso ci si immette in una strada in cui si presta attenzione a tutto quello che il corpo via via manifesta. La cosa bella è entrare in una sfera di consapevolezza, per cui si riesce a decifrare in tempo che cosa il corpo stia dicendo. Si parte sempre dalla convinzione che uno stato non ordinario o di malattia, più che essere vissuto come qualcosa di negativo, possa essere invece un’opportunità. Quando emerge un disequilibrio, prima che diventi patologico e se preso in tempo, ci si trova dinanzi a un’opportunità, diventa una sorta di campanello attraverso cui puoi vedere cosa non sta funzionando bene dentro di te. Questo è uno dei principi cardine della mia visione e del mio approccio, vedere la malattia come una risorsa, un segnale che va colto per star meglio, non come un momento esclusivamente drammatico».

Tornando alla gravidanza, quali disturbi si possono attenuare e come?

«Nel corso della gravidanza sono tante le sostanze, di cui magari abitualmente si abusa, che non possono essere assunte. Si tratta di un bel vantaggio, perché permette di scoprire le alternative. Possono essere diversi i disturbi in gravidanza. I più comuni sono la nausea, il gonfiore agli arti inferiori, insonnia, acidità, stitichezza, emorroidi. Per ognuno di questi problemi la natura mette a disposizione delle risorse di cui tener conto. Contro la nausea un classico è lo zenzero, che può avere un buon effetto sotto forma di radice cruda, mangiandone un pezzetto, o facendone un decotto, mettendolo a bollire per almeno dieci minuti. Ci sono donne che hanno avuto buoni risultati con lo zenzero candito. In genere è consigliabile mangiare cibi secchi, io stessa ho iniziato a farlo alle prime nausee. Ma ci sono anche altri sistemi, un ottimo alleato è il macerato glicerico, che si trova in erboristeria e prevede una posologia di una sessantina di gocce al giorno. Stesso discorso vale per il fico. Inoltre, contro nausea e acidità, è consigliabile non bere grandi quantità liquidi in una volta, non tutto assieme un tazzone di infuso o una grande quantità di acqua, piuttosto bere in modo costante durante l’arco della giornata. Aiuta moltissimo anche il limone, sotto forma di olio essenziale da respirare o anche di buccia del frutto da inalare, come pure le mandorle e la digitopressione. È importante anche fare passeggiate respirando a pieni polmoni».

Come si può contrastare, invece, il gonfiore alle gambe?

«È collegato alla ritenzione idrica, bisogna assicurarsi che la donna incinta beva almeno un paio di litri di liquidi al giorno. Un buon consiglio è quello di distendersi sulla schiena, sul divano, e cercare di portare le gambe in alto e fare una sorta di cyclette, compatibilmente alla conformazione della propria pancia. È fondamentale tenere gli arti sospesi e muoverli, disarticolare le caviglie, cercare di risvegliare con un automassaggio tutta quella parte che è gonfia. Tutti, e in particolare le donne incinte, dovrebbero risvegliare le articolazioni per permettere una migliore circolazione. Far diventare routine alcune piccole abitudini può portare a grandissimi risultati. C’è poi uno strumento che io utilizzo con ottimi risultati, la coppetta slim che, come una ventosa, viene applicata e fatta scorrere sulla pelle grazie a un olio. Funziona come un linfodrenaggio, partendo dal basso verso l’alto, dalle caviglie verso le cosce, serve tantissimo. Poi, ovviamente, la dieta gioca un ruolo fondamentale. Se sono una donna abituata a mangiare una gran quantità di carboidrati e poche verdure, o cibi salati, posso prendere tutti gli accorgimenti che voglio, ma comunque tenderò alla ritenzione idrica e sarà molto più difficile contrastarla. L’alimentazione sana in gravidanza è il primo tassello da portare quotidianamente avanti per evitare simili problemi. L’ho vissuto su me stessa, con ottimi risultati, e non c’entrano la fortuna o la predisposizione».

Quasi sempre, per le donne incinte, c’è un altro problema, l’acidità. La naturopatia come la affronta?

«Per quanto riguarda l’acidità in gravidanza è consigliabile sospendere temporaneamente l’utilizzo di prodotti da forno, cibi zuccherati, bevande gasate. Nutrizionista e ginecologa mi dicevano che c’era poco da fare, per due settimane ho sofferto tantissimo a causa dell’acidità, tanto da non dormire. Poi ho deciso di eliminare dall’alimentazione i prodotti da forno, anche senza glutine, a colazione e a pranzo. E ho risolto il problema, azzerando anche gli zuccheri artificiali, aumentando la quantità dei grassi buoni, di verdure cotte, di infusi a base di acqua e malva o acqua e camomilla».

La naturopatia esclude la medicina tradizionale?

«No, una terapia farmacologica vera e propria può convivere con l’introduzione di abitudini e alimenti che fanno stare molto meglio. Quello che desidero personalmente, e che auspicano e hanno auspicato celebri naturopati, è che ci sia sinergia piuttosto, ad esempio fra reparti ospedalieri. A ogni livello, del resto, un’azione integrata è molto più efficace, penso ad alcuni esempi virtuosi, come il reparto oncologico pediatrico dell’ospedale Meyer di Firenze, o a quello che accade in Germania, Francia o Cina, dove chi sta male va dal naturopata. Alcuni dei clienti che seguo assumono farmaci e talvolta le strategie sono compatibili. Mi è capitato che, fra quanti cominciano con me un percorso naturopatico, ci sia chi assume farmaci, per esempio per combattere l’insonnia, la pressione e il colesterolo, e gradualmente li sospende. Naturalmente non è sempre così, ci sono casi più gravi, penso a chi soffre di diabete. L’ambizione è che naturopatia e medicina allopatica collaborino. Io già lo faccio con un biologo nutrizionista, a cui rimando i clienti che hanno più bisogno, ma anche con due psicologi di riferimento. Chi si rivolge a un naturopata deve essere aiutato sotto ogni punto di vista».

17/12/2020 by dadabio 0 Commenti

“I segreti della cosmesi naturale”. Intervista a Federica Capriglione

“Dalla scelta delle materie prime, alla composizione delle formule, ai processi produttivi puntiamo a formulazioni semplici, bilanciate e prive di conservanti”. Il “segreto” dei semi di zucca, del burro di Karitè e dell’assenza di acqua che favorisce “i naturali meccanismi di idratazione cutanea, indispensabili per una pelle sana, resistente e bella”. Intervista a Federica Capriglione, co-titolare di Derma Viridis, progetto vincente di cosmesi naturale e anidra, a cominciare dal marchio Latte e Luna, l’ideale per la pelle dei bimbi e delle mamme

Un’avventura iniziata nel 2012, a Sabaudia, in un locale di appena 23 metri quadrati. Così, dall’idea di Francesca Capriglione, è nata Derma Viridis, che comprende al suo interno più brand, a cominciare da Latte e Luna, una linea di cosmesi naturale anidra ideale per la pelle di bimbi e mamme. Una delle garanzie è proprio la dimensione locale e artigianale del laboratorio, gestito a livello familiare e che consente alle titolari di controllare, con elevati standard di qualità, tutte le fasi di creazione, produzione e vendita dei cosmetici. Abbiamo intervistato Federica Capriglione, co-titolare di Derma Viridis, per conoscere meglio le caratteristiche dei prodotti di cosmesi naturale Latte e Luna, che proponiamo, insieme ad altri nel punto vendita di Dadabio, in via Terrasanta 47, a Palermo.

1) Federica, nel vostro modo di lavorare c’è un ritorno alla tradizione, alla natura e all’essenziale. Nascono da qui il concetto di ecodermocompatibilità e le scelte delle materie prime?

“Il nostro modo di fare cosmesi non è il frutto di una precisa strategia di marketing studiata a tavolino, ma è piuttosto il risultato di un percorso personale iniziato molti anni fa da Francesca, titolare e formulatrice dell’azienda. Affascinata dalle proprietà degli estratti e degli oli vegetali, oltre al potere fitoterapico, vedeva la loro capacità di connetterci con la Terra, farci un tutt’uno con un mondo così complesso e al contempo semplice e sempre perfetto. Il concetto di ecodermocompatibilità che portiamo avanti ha acquisito nome e forma grazie all’incontro con l’associazione Skineco, che è stata capace con questo neologismo di incarnare il nostro modo di fare cosmesi. Dalla scelta delle materie prime, alla composizione delle formule, ai processi produttivi, la nostra priorità è essere sostenibili. Non solo ponendo attenzione sull’impatto ambientale e cutaneo delle nostre formulazioni, ma incoraggiando anche scelte di consapevolezza e acquisto critico: “Poco, buono e quanto basta” è il nostro motto!”

2) Nei vostri prodotti di cosmetica l’elemento principale sono i semi di zucca, quali benefici garantiscono per la pelle del bambino?

“L’olio di semi di zucca, conosciuto anche come oro nero della Stiria è un olio ricco di acidi grassi saturi e insaturi, vitamine A ed E e moltissimi oligoelementi come zinco, selenio e ferro. Vanta notevoli caratteristiche, tra cui proprietà decongestionanti, eudermiche ed igienizzanti. Ci siamo rivolti a dei piccoli produttori in Austria – dove la cultura dell’olio di zucca è forte e radicata – per avere un prodotto che mantenga inalterate le sue proprietà organolettiche, grazie a coltivazioni biologiche e biodinamiche e processi di spremitura meccanici lenti e rigorosamente a freddo”.

3) E il burro di Karitè?

“Il burro di karitè, ricco di acidi grassi, vitamina E e vitamina A, è uno degli emollienti che preferiamo nelle nostre formulazioni. Le sue proprietà protettive, nutrienti ed idratanti lo rendono eccellente nella cura della pelle, sia dell’adulto che del bambino. Favorisce inoltre un effetto barriera ideale per proteggere il bambino nella delicata zona del pannolino”.

4) Nella vostra cosmesi naturale proponete prodotti anidri, ovvero privi di acqua. Perché?

“Così come detto all’inizio anche la scelta di proporre una cosmesi anidra non è stata fatta a tavolino, ma riguarda più che altro il sentire e la sensibilità di Francesca nel suo approccio alla cosmesi. Un cosmetico anidro permette di avere un prodotto completamente attivo, in cui l’eccipiente (nelle normali formulazioni l’acqua, nelle nostre ad esempio è l’olio di riso, che scegliamo a uso alimentare in modo che tutte le proprietà organolettiche restino invariate) è capace non solo di accogliere il principio attivo, ma di lavorare insieme a esso e amplificare il suo potenziale, rendendo così funzionale ogni ingrediente. Questo ci permette non solo di tutelare la pelle con formulazioni semplici, bilanciate e prive di conservanti, ma anche di favorire i naturali meccanismi di idratazione cutanea, indispensabili per una pelle sana, resistente e bella”.

5) Il miglior modo per curare la pelle del bambino e in particolare le zone intime soffocate dal pannolino?

“Il nostro approccio alla cura della pelle del bambino va di pari passo con quanto affermato dalla dermatologa Pucci Romano, presidente di Skineco. Non dobbiamo infatti considerare il bambino, soprattutto il neonato, un adulto in miniatura, perché la sua cute non è ancora strutturata in termini di film idrolipidico, pertanto non va stressata con lavaggi frequenti e “verniciata” quotidianamente con creme. Nella nostra linea Baby Care proponiamo una detersione a base di olio o amido di riso con Olio Baby e Polvere di Riso, da utilizzare sempre con un supporto per la detersione come la lavetta PezzoLinda Baby. Per quanto riguarda le creme emollienti, come la TuttiGiorni e la Prima pelle 30%, consigliamo di utilizzarle al bisogno.  Per il trattamento della delicata zona del pannolino invece bisognerebbe sempre prediligere detergenti molto delicati e in caso di arrossamenti tenere la zona più asciutta possibile e utilizzare Prima pelle 30 per la sua capacità protettiva effetto-barriera, che svolge un’azione decongestionante lasciando al contempo la pelle libera di respirare e di attivare i suoi processi auto-rigenerativi”.

16/11/2020 by dadabio 0 Commenti

“Tutte le donne possono allattare”. Intervista a Iwona Kazmierska

“Bisogna difendere l’intimità e la vicinanza tra la mamma e il bambino appena nato, per iniziare al meglio ad allattare al seno in modo spontaneo”. Parola del neonatologo Iwona Kazmierska, che abbiamo interpellato, con una videointervista, in cui dà qualche primo consiglio

“Tutte le donne possono allattare”. Neonatologo dell’ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli di Palermo e consulente IBCLC (International Board Certified Lactation Consultant), cioè consulente Professionale in Allattamento Materno, Iwona Kazmierska è un’autorità in materia e da sempre aiuta mamme giovani e meno giovani nel complesso, ma fondamentale e gratificante, cammino dell’allattamento naturale al seno. Allattare è il primo tassello della maternità, sia che il parto sia avvenuto naturalmente sia che sia stato un cesareo.

Per molte donne allattare è un gesto naturale e sereno, per altre è più difficile e richiede qualche passaggio in più, qualche pausa e ripartenza, o semplicemente un aiuto. Le strade sono diverse, ma il traguardo che le accomuna può fare la differenza per il benessere e la crescita dei bimbi. In questa intervista ai microfoni di Dadabio Iwona Kazmierska spiega, in particolare, i primi passi dell’allattamento, dà qualche semplice consiglio (pratiche quotidiane di gestione ed accudimento che possono incidere sull’allattamento) e sottolinea l’importanza del rispetto – non sempre garantito – del contatto fra neonato e la partoriente, l’importanza di “difendere l’intimità e la vicinanza tra la mamma e il bambino appena nato, almeno per una, due ore, momenti cruciali per riconoscersi e iniziare l’allattamento in modo spontaneo”.

Il resto verrà da sé, anche se i primi ingredienti della “ricetta” sono abbastanza semplici: una predisposizione interiore della mamma, un abbraccio fisico e spirituale con il bebè, un incontro visivo e tattile, che preludono all’avvio adeguato dell’alimentazione del piccolo.

Buona visione e buon ascolto della videointervista realizzata da Lucia Porracciolo, sulle pagine del canale YouTube di Dadabio (vi invitiamo a iscrivervi, in attesa di nuovi videocontributi…)