
Donne incinte e animali domestici, sfatiamo i luoghi comuni
Toxoplasmosi e micosi cutanee possibili pericoli per le future mamme, ma esistono efficaci contromisure. Ne parliamo con Marco Pecoraro, medico veterinario dell’ambulatorio Santa Chiara di Palermo. «Igiene, protocolli vaccinali ed antiparassitari per scongiurare qualsiasi allarme nelle donne incinte. E non abbandoniamo i nostri amici a quattro zampe, in caso di gravidanza…»
Difese immunitarie basse e qualche malattia in agguato. Per le donne incinte come è possibile la convivenza con gli animali domestici? Ci sono accorgimenti particolari ed elementari? Comportamenti da evitare assolutamente?
«Riguardo la convivenza di donne in gravidanza con gli animali domestici è opportuno distinguere tra le varie specie. Di sicuro, volendo dare una risposta concisa ed esauriente, bisogna considerare che un animale regolarmente vaccinato, sottoposto a sverminazione e ai trattamenti antiparassitari, rappresenta un rischio davvero minimo, quasi trascurabile. Unica eccezione sono eventuali micosi cutanee e la toxoplasmosi, malattia trasmessa dal gatto, tramite le feci. In ogni caso, anche per questa ultima fattispecie, basta cambiare 1-2 volte al giorno la lettiera del gatto, meglio se utilizzando dei guanti. Altra accortezza, evitare di farsi leccare in bocca, potrebbe essere un mezzo di trasmissione dei parassiti intestinali».
Un medico veterinario, preventivamente, cosa può controllare negli amici a quattro zampe? Esistono terapie preventive per cani e gatti che vivono a stretto contatto con donne in stato interessante?
«Come già anticipato, bisognerebbe sottoporre il proprio pet (animale domestico, ndr) a regolari sverminazioni e vaccinazioni, applicando con regolarità l’antiparassitario contro pulci, zecche e zanzare, anche in considerazione del fatto che possiamo essere noi stessi i veicoli di certi parassiti, soprattutto le pulci, che troverebbero, successivamente, nel nostro pet, un ospite ideale».
Il grande incubo dei nove mesi più belli e complessi di molte donne si chiama toxoplasmosi. È una malattia che possono trasmettere solo i gatti? Quali rischi si corrono? Come si previene? Come si cura?
«In linea sia teorica che pratica è molto più facile contrarre la toxoplasmosi, cibandosi di cibi crudi, salumi non cotti o frutta e verdure lavate male. Infatti, il toxoplasma è un parassita che può trovarsi nei muscoli di qualsiasi animale (uomo incluso) e nelle feci dei gatti che possono contaminare gli orti. L’unica forma di prevenzione è testare la futura mamma (sarebbe opportuno farlo già prima di restare incinte), oltre a garantire una corretta igiene degli alimenti. Di norma non si prevede una terapia, fuorché nei casi ritenuti pericolosi per il nascituro. In quei casi si utilizzeranno degli antibiotici, a discrezione del proprio medico curante.
Quali sono gli altri “pericoli”, legati agli animali domestici (cani, canarini, criceti), per le mamme in dolce attesa?
«Ritengo che, scongiurati i pericoli di cui ho appena parlato e applicando una giusta igiene, protocolli vaccinali ed antiparassitari suggeriti dal proprio medico veterinario, non sia il caso di allarmarsi o, come ahimè spesso mi giunge voce all’orecchio, di abbandonare il proprio animale domestico, che resta pur sempre un componente della nostra famiglia, pre-esistente alla gravidanza stessa».
Dopo il parto e la fine della gravidanza cosa può cambiare nel rapporto con gli animali? Sono necessarie accortezze particolari per i neonati?
«Non dovrebbe cambiare nulla, io stesso ho due figli cresciuti col mio cane. Ovviamente non bisogna dimenticare le norme igieniche e avere un po’ di considerazione per il nostro pet che vedrà, gioco forza, la sua vita sconvolta. Visite dei parenti e degli amici, pianto del neonato e due proprietari/neo-genitori stressati, sono una fonte di ansia e stress anche per i nostri animaletti che vedono stravolte le loro abitudini e il loro spazio vitale. In tali casi, potrebbe risultare importante non rimproverarlo se dovessero fare qualche marachella (in effetti, non si tratta di dispetti bensì di segni di ansia) e, in ultima analisi, utilizzare dei diffusori di feromoni, segnali chimici tranquillizzanti, che gli stessi animali producono e rilasciano in condizioni di benessere».