
Diario della terza gravidanza. Io mamma grazie alla mia mamma
Un inno alla forza delle mamme, a quella della propria mamma, il racconto di un parto prematuro, quarant’anni fa, e di tutto quello che ha lasciato dentro. Ciò che si è ricevuto e che si vuol tramandare alle proprie figlie, alle due che già ci sono e alla terza in arrivo. Ecco la nuova puntata del diario della terza gravidanza
Sono Lucia e accoglierò fra qualche mese una nuova vita, la mia terza figlia.
È così in effetti che ci siamo immaginati io e mio marito quando ci siamo conosciuti: noi due e tre figli, anzi tre figlie perché nei nostri sogni sarebbe stato bello avere tre ragazzine fra i piedi. La vita, però, è piena di sorprese e di complicazioni quindi abbiamo vissuto il nostro amore giorno per giorno accogliendo ciò che accadeva, un po’ per nostra volontà, un po’ per un disegno tracciato dall’alto. I doni più grandi che Dio potesse darci sono state le nostre prime due bimbe, Ester nata nel 2016, e Clarissa nata alla fine del 2017, e già eravamo una famiglia felice.
Un desiderio in sospeso
Ma quella terza di cui parlavamo nelle nostre prime chiacchierate di presentazione, in cui cercavamo di esplorare le nostre anime che si scoprivano sempre più affini, dov’ era? Era ancora possibile immaginarla fra noi o non era più il momento giusto? Allora ogni tanto ci balenava l’idea di pensare al terzo figlio, ma due figlie sono abbastanza impegnative, ancor più se di età ravvicinata. Il lavoro precario, che ci ha impegnato più di un lavoro a tempo indeterminato, le incertezze, le paure, poi anche la pandemia da Covid 19, hanno fatto sì che lasciassimo in sospeso questo desiderio. Proprio appeso come una maglietta in uno stendino in balia del vento.
Il momento giusto
Ma il numero tre tornava presuntuosamente a bussare alla nostra mente e a questo si aggiungeva Ester che mi chiedeva espressamente di avere un’altra sorellina. Pensate un po’, poi ha smesso di chiederlo a me e ha cominciato a chiederlo a Gesù, nelle sue preghierine. Non perdeva tempo a baciarmi la pancia per dirmi che c’era qualcuno dentro e a raccontare alle sue compagnette che mamma era incinta, risultato? Le chiamate successive di mie amiche che chiedevano la conferma visto che Ester aveva raccontano di un fratellino o una sorellina. Tutto questo mi ha regalato risate pazzesche al telefono con le amiche, in particolare con Keyla, e allo stesso tempo accendeva una lucina di speranza verso una terza gravidanza. Pian, piano le preoccupazioni, i dubbi, le domande nelle notti in bianco svanivano e si faceva strada la concretezza di una nuova vita nella nostra famiglia. Eccola. Arrivata al momento giusto, quando avevamo bisogno di un minuscolo chicco di riso che ci desse speranza e ci ricordasse che la vita è qualcosa da valorizzare sempre, anche durante le insormontabili difficoltà, e da vivere appieno senza rimpianti.
Auguri alla mia mamma
Oggi un grazie speciale va alla mia mamma, donna unica, dalla dolcezza inarrivabile che mi ha trasmesso questo indescrivibile sentimento della maternità. Solo con i suoi modi di fare e senza parole di troppo anzi con il silenzio ha plasmato il mio modo di essere prima donna e poi mamma. È lei che ha fatto e fa la differenza per me ed è lei il mio modello irraggiungibile, perché, cara mamma, lo dico apertamente, non sarò mai brava come te e mai alla tua altezza. Donna di una discrezione quasi disarmante, di una operosità infinita e di una delicatezza che nessuno possiede.
Adesso che nella pancia c’è la mia terza piccola mi rivedo ancor di più in lei, mamma di tre figli, nei modi amorevoli con cui ci ha fatto crescere. Riaffiorano alla memoria le ninne nanne cantate con voce soave, la fatica nel prendermi in braccio quando non ero più piccola piccola, per portarmi su in camera, la pazienza nell’esaudire le mie richieste, alcune impossibili. Se c’è un altro cuoricino che batte dentro di me lo devo a lei che conducendo la sua semplice vita, insegnante a scuola e regina della casa in famiglia, mi ha fatto scoprire l’onestà, l’equilibrio, la generosità, il rispetto altrui e per le cose mie e degli altri, l’amore per la vita in ogni sua manifestazione, la resilienza.
Da mamma a figlia per l’eternità
Ogni volta che mi fermo a riflettere su questo terzo tesoro che accolgo c’è un’esplosione di sentimenti ed emozioni, anche le più ancestrali. È cosi che le emozioni vissute dalla mia mamma quando io ero nella sua pancia arrivano a me fortissime, come un uragano, grazie ai racconti suoi e di mio papà. Nel 2021, appena sento un leggerissimo tocco dentro il pancino, rivivo i momenti di una donna in dolce attesa che lotta contro un parto prematuro, che mi protegge e mi tiene stretta in grembo ogni volta che si presenta una minaccia di aborto, una rottura prematura delle membrane. Qui siamo nel 1980 e quella col pancione è la mia mamma. Non li ho vissuti coscientemente, eppure ho davanti a me i momenti concitati della mia nascita al settimo mese di gravidanza, della forza della mia mamma che mi dà alla luce e del suo dolore perché deve separarsi subito da me, una mamma che dopo aver sentito per mesi le capriole della figlia in pancia, il singhiozzo e preso calcetti e pugnetti vede allontanarsi quello scricciolo minuscolo che tanto ha voluto tenere a sé. Sento il suo cuore spezzato e la speranza di rivedermi presto per tenermi in braccio. Vedo la corsa disperata in ambulanza di me, un chilo e 100 grammi appena, accompagnata da mio papà e da suo fratello, lo zio Totò. Destinazione Palermo, che è lontana un centinaio di chilometri, allora non tutti d’autostrada. Sento nel mio cuore questo groviglio di emozioni, lo avverto come un fuoco, che mi è stato raccontato, dopo i primi anni, col sorriso sulle labbra e con gli occhi lucidi a ogni compleanno. Parole che in qualche modo mi infastidivano, e mi facevano soffrire, perché mi ricordavano che venire al mondo è stato difficile per me e per chi mi stava attorno, segnando la storia di tutti, dei miei genitori, di mia sorella e mio fratello più grandi di me, dei nonni. Questa bufera mi pervade a distanza di quaranta anni, mi fa piangere, mi fa leccare lacrime salate, però è quell’emozione vissuta ai miei primi respiri di vita, e ricordata affettuosamente a ogni compleanno, che mi unisce indissolubilmente a mia madre, un legame che porterò con me per sempre e che vorrei trasmettere alle mie figlie.
Oggi, il giorno giusto
Allontano dalla mente i tumulti del mio tempestoso inizio di vita e tutto diventa sereno intorno a me, quando vedo la mia famiglia unita esserci, le mie figlie crescere felici, mio marito (la mia forza) sempre al mio fianco, mia sorella e mio fratello presentissimi che hanno accanto persone speciali, anche loro parte di me, come fossero consanguinei; i miei nipoti, adorati cuginetti per Ester e Clarissa. Penso che tutto questo vada celebrato proprio oggi, giorno della festa della mamma. La mamma che è il perno di tutto, calore familiare, certezza che non vacilla, rimprovero a fin di bene, autorevolezza e dolcezza allo stesso tempo. La mamma che regge il mondo, e mi piace ricordarvi questa frase tratta da “Francesco e l’infinitamente piccolo” di Christian Bobin: “Gli uomini reggono il mondo. Le madri reggono l‘eterno, che regge il mondo e gli uomini”.
Sono felice di sapere che un’altra vocina mi chiamerà così, mamma. Continuerò a essere una mamma stanca e imperfetta, ma innamorata delle mie bimbe e l’amore, si sa, è il motore di tutto. Vince le tenebre e ci accompagna verso una realtà lontana e perfetta.
Auguri a tutte le mamme. (6-continua)