
Diario della terza gravidanza. Sta bene! Sarà fiocco rosa o azzurro?
Continua il diario della terza gravidanza, ospitato nel nostro blog (qui prima puntata, seconda e terza). Lo scrive un’amica del progetto Dadabio, assediata dalle domande delle sue due figliolette, rassicurata dal g-test e sorpresa dal sesso della creatura che ha in grembo…
“Mamma, ma nella tua pancia c’è una piccola cucina?” “No”, rispondo alla mia grande che si è messa accanto a me per addormentarsi, è ora di nanne. “Perché?”, chiedo. Lei: “Il bebè come fa a mangiare? Chi gli cucina?”. Domande simili, continuano, sono di una potenza e di una spontaneità che farebbero sciogliere il più gelido dei ghiacciai. A quasi sei anni i bambini riescono a elaborare concetti che per noi adulti sembrano non afferrabili a quell’età, conoscono le emozioni e le esternano in ogni istante e in più modi. Questo pancino spuntato subito compie questi miracoli, ci regala del tempo magico con i nostri figli. Ci fa gustare la semplicità di chiacchierare e far diventare importanti momenti normali.
Quando aspettavo la mia secondogenita la prima era troppo piccola per capire che stesse arrivando qualcun altro in famiglia e non c’erano domande, solo non carezze e bacini alla pancia. Adesso, per questa terza gravidanza, ogni giorno rispondo a quesiti dai più simpatici ai più profondi e mi diverto tantissimo. A volte si fanno più difficili, mi mettono alla prova e cerco di arrampicarmi sugli specchi per raccontare la verità o quantomeno la versione più vicina alla realtà. “Il bebè si è svegliato?”, chiede ogni mattina la piccola. Io: “Si”. Lei: “Gli diamo un pan di stelle”?. E così anche le giornate più complicate prendono la piega giusta. Sorrido e spiego ancora una volta che il bebè mangia ciò che mangio io e a me i pan di stelle non piacciono. Nei nostri dialoghi si parla di fratellino o di sorellina, è ancora presto per scoprire il sesso. Ma tanto, mi ripeto, l’importante è che stia bene. Non è una frase fatta, è quello che pensano tutte le donne che scoprono di essere incinte. La priorità è che il piccolo sia sano.
Diagnosi prenatale
A proposito di diagnosi prenatale, a ‘sto giro mi tocca farla, alla mia veneranda età è vivamente consigliata. Così scegliamo di fare il G-test, quello base che indaga sulle possibili trisomie. Sia io che mio marito abbiamo le idee chiare, non ci interessa sapere di più, non vogliamo scoprire se sarà alto, biondo con occhi azzurri o verdi… ci affidiamo alla volontà di Dio che ci ha fatto questo dono. Così, alla seconda visita, faccio il prelievo che sarà spedito a Roma. Da quel giorno un po’ di ansia c’è e spesso prima di dormire tiro fuori il discorso e chiacchiero con mio marito. Siamo sereni e sappiamo che dovremmo aspettare 15 giorni, circa, per avere il risultato.
Il risultato in anticipo
La chiamata arriva prima del previsto. Una mattina, mentre sono con mio marito, squilla il telefono, riconosco il numero della città da dove sarebbe arrivato il risultato salto in aria e subito schiarisco la voce e rispondo. Dall’altra parte del telefono una voce femminile, distinta, gentile e serena: “Signora buongiorno, chiamo perché lei ha eseguito il G-test e abbiamo avuto i risultati”. Io: “Sì”, con un filo di voce e le gambe che mi tremano mentre cammino velocemente per scaricare l’emozione che ha preso in pieno, tutta d’un tratto, cuore e mente. Mi sento confusa, ho la testa nel pallone, non so cosa da li a poco avrebbe detto. Lei incalza: “Intanto le dico che tutto è in ordine e non ci sono anomalie”. Io butto fuori un respiro lunghissimo e realizzo che mio figlio sta bene, questa è la notizia che mi interessa di più e arriva all’improvviso. “Ok”, dico, non riesco a dire null’altro. Lei continua dicendo: “Le arriverà una mail con un codice ed entrando potrà consultare il risultato e scoprire anche il sesso”. Rispondo: “Grazie mille” e lei: “Auguri”.
L’abbraccio di un momento unico
Chiudo il telefono e salto letteralmente addosso a mio marito. Ci siamo abbracciati fortissimo come se non ci vedessimo da mesi. Avevo le lacrime agli occhi, non potevo trattenermi. La sensazione è tipo quella di quando finisci un esame all’università e il prof. ti mette 30 e si complimenta. Ricordate? Si camminava sulle nuvole a quel punto e si iniziava a chiamare la settima generazione partendo da mamma e papà. Oppure quando dai il primo bacio alla persona che ami e poi chiusa in camera pensi e ripensi alla magia, all’alchimia… Giusto per fare un esempio, perché il momento rimane unico. Immaginavo che dovessi attendere molto di più per questo risultato invece è arrivato dopo appena 10 giorni. ….
Fiocco rosa
Dopo così tanta emozione venuta fuori come la lava di un vulcano in eruzione dico a mio marito di controllare la mail e di scoprire lui se, per questa terza gravidanza, il fiocco è rosa o azzurro. C’è felicità, tachicardia, attesa e voglia di gustare ogni attimo… quasi di fermare questo tempo che ha il sapore di un dolce delizioso. Lui apre la mail e legge. Sta in silenzio, perché io gli dico che non voglio saperlo subito, ma resisto poco, muoio di curiosità. Premetto: io ero quasi certa fosse maschietto, lui certo, certissimo, fosse di nuovo femmina. Inequivocabile il suo urlo: “Vai!”, e le sue braccia al cielo mi danno la risposta. “È femmina?”, chiedo io. “Sììììì”, dice lui. E niente, tocchiamo il cielo con le dita perché sarà tris di donne a casa nostra, proprio come avevamo immaginato anni fa quando ci conoscemmo. Adesso dobbiamo trovare il modo più bello per comunicarlo ai nostri cari e soprattutto alle nostre piccole donnine.
Tenero e allo stesso tempo divertente, complimenti!