
Diario della terza gravidanza. Prima ecografia e felicità…
Dopo la prima puntata del diario di una mamma incinta, alla terza gravidanza, ecco la seconda. Scrive un’amica che frequenta Dadabio, condividendone idee e obiettivi. E stavolta racconta del mix di sentimenti con cui si è avvicinata alla prima ecografia, come l’ha vissuta. Tra piccoli disagi fisici e tanta gioia, al momento condivisa solo col marito…
La prima visita è fissata alle 15 di un venerdì pomeriggio. Manca ancora un bel po’ ma d’altronde, per definizione, sono “in dolce attesa”. Devo abituarmi ad aspettare con pazienza e la pazienza, in altri frangenti della vita, non sempre mi accompagna…
Zero disagi, solo sonno…
Ogni mattina, sotto la doccia, mi domando: “Ci sarà? Andrà tutto bene qui dentro?” Senza la prima ecografia il dubbio resta. Però io ho fiducia e sono positiva e sento che una vita sta crescendo piano piano dentro di me, in silenzio e senza disturbare. E io sono felicissima visto che le gravidanze precedenti si sono presentate subito con nausea e vomito, che non mi davano tregua. Se da un lato sono situazioni molto fastidiose, dall’altro sono il segnale evidente dell’ormone della gravidanza che aumenta. Così, pazientemente, passano i giorni. Qualcosa cambia. Qualche odore forte che non gradisco più, tipo il deodorante di casa mia sparso ovunque. Qualche cibo che cambia sapore e l’odioso, terribile bruciore di stomaco misto a reflusso e a qualcosa di davvero insopportabile. Avevo proprio dimenticato gli effetti indesiderati della dolce attesa, e sì, perché la gioia dei figli fa dimenticare anche i fastidi più brutti. A questo si aggiunge la sonnolenza, che sonno! Sbadiglio sempre, non mi alzerei mai dal letto, nemmeno per andare a fare shopping.
Scegliere come vestirsi
Ecco, si avvicina la fatidica data ed è il giorno della visita, la prima di questa terza gravidanza. Rimango a casa, posso non vado al lavoro. Mi preparo psicologicamente, come quando un attore deve andare in scena e si concentra, fa tutte le cose che gli danno sicurezza e che lo portano al palcoscenico con il cuore che batte, ma con la certezza che il pubblico non smetterà di battere le mani. Così dopo aver fatto di tutto di più, telefonate, mail, dopo aver rimesso a posto casa, è il momento di pensare a cosa indossare per il nostro primo incontro. Ditemi chi di voi non l’ha fatto. Davanti all’armadio, apro e chiudo i cassetti, per scegliere cosa mettere per andare a una visita ginecologica. Tutto questo mi fa ricordare quando sono uscita la prima volta con mio marito, anche allora persi un po’ di tempo a decidere con cosa vestirmi.
Emozioni e sorrisi
Il mio ginecologo è quello di sempre, quindi il clima in studio è abbastanza sereno. Dopo qualche chiacchiera arriva il momento dell’ecografia. Il mio cuore batte forte forte, come per la prima bimba e per la seconda. Stessa emozione se non di più. Poi mi stendo sulla poltrona, c’è il monitor, nero e con cose strane che non ho mai capito. Iniziamo. L’attimo in cui lui dice “c’è la camera gestazionale, il sacco vitellino e qui c’è l’embrioncino, e… qui ce n’è un altro…”. Si capisce che scherza, che l’embrioncino è solo uno, butto fuori il respiro trattenuto e scoppio di gioia senza preoccuparmi di manifestarla. Guardo mio marito e sprofondiamo nei nostri sguardi pieni di amore e di speranza. Non ci servono parole. Abbiamo visto il nostro piccolissimo amore, grandissimo dono.
Gioia nascosta e piccoli rituali
Usciamo da lì con la felicità a braccetto e pensiamo già alla prossima ecografia. L’idea di un terzo figlio diventa concreta. Penso subito alle mie bimbe a quanto possano essere felici di scoprire che dentro la pancia di mamma c’è un fratellino o una sorellina. Intanto mi godo questo momento di felicità nascosta. Quando la gente parla io a volte mi assento col pensiero e viaggio con la mente e penso a questo bimbo che stringerò tra le braccia. Ancora non mi sembra vero. Mi sembra un sogno. È bello condividere tutto questo con mio marito. Io e lui sappiamo di questa terza gravidanza e gli altri no. Ci godiamo questo momento tutto e solo nostro, decidiamo di dirlo con calma ai nostri genitori, non vogliamo essere frettolosi, forse siamo più saggi? Non è scaramanzia ma voglia di trovare il momento giusto. Nello zaino che porto sempre ho un assorbente e lo lascio là. È stato così anche per le altre due. Non chiedetemi il perché. Non lo so. È diventato un rituale, come avere in frigo un piccolo succo ai mirtilli, scaduto da anni, che comprai quando ero incinta della mia prima bimba per combattere la cistite. Non sono mai riuscita a buttarlo. Sta ancora lì e non mi dà nessun fastidio. Ci sono cose che si ripetono come a voler fermare il tempo anche se gli anni passano e il tempo sembra proprio irripetibile… (2-continua)