Categoria: Libri

06/01/2022 by dadabio 2 Commenti

Difficile ma benedetta maternità! Un racconto tra ironia e fragilità

Maristella Panepinto e Laura Ruoppolo sono le autrici di “La chiamavano maternità”, libro epistolare con piccole grandi testimonianze di un… faticoso privilegio. Gioie e dolori, ritmi da cambiare, aneddoti in un libro piacevole ed utile, che rivendica orgogliosamente l’imperfezione che caratterizza tutte le mamme

“Una condizione difficile, ma benedetta, di cui essere perennemente grati alla vita”. “Un incantesimo”. Definizioni di maternità che probabilmente risuona più volte al giorno nel cuore di ogni madre, quasi l’epilogo di un volume che si nutre di maternità, senza mitizzarla, senza banalizzarla, rendendola umana, complicata, divertente. Un’avventura che segna una vita. Se lo raccontano, mail dopo mail, Maristella Panepinto e Laura Ruoppolo, agrigentine, mamme, affabulatrici, con senso dell’umorismo. Il risultato è un libro piacevole e utile, da leggere prima, durante, o dopo una gravidanza, perché è proprio vero che non si smette mai di aver bisogno di un confronto, di un conforto, non si smette mai di crescere come genitori, i margini di miglioramento sono infiniti. E il loro La chiamavano maternità (141 pagine, 15 euro), pubblicato dall’editore Navarra, è un bel sostegno. Può essere iniezione di fiducia, sprone, manuale sui generis. Nessun insegnamento, per carità, nessuna istruzione per l’uso, ma tante piccole grandi testimonianze del faticoso privilegio d’esser madre.

Uno zampino d’autore

Metti due compagne di scuola che si sono perse di vista per molti anni, e che si ritrovano sulle pagine di un giornale on line specializzato (atuttamamma.net). Metti la voglia, che cresce via via, di imbastire una corrispondenza nel bel mezzo dei primi anni del mestiere più difficile, quello di mamma, un viaggio che trasforma. Metti una grande onestà di fondo e pagine puntellate da memorie personali vivissime e da un racconto in presa diretta della vita dei figli. Metti, anche, la prefazione di una scrittrice famosissima, Simonetta Agnello Hornby, palermitana d’Inghilterra, ma molto legata anche alla provincia di Agrigento, la stessa d’origine di Panepinto e Ruoppolo: “è un libro serio – scrive Agnello Hornby – scritto con arguzia, intelligenza, onestà e tanto amore per la famiglia”.

L’orgoglio dell’imperfezione

Dalla metamorfosi dei concetti di “estate” e di “vacanza” ai perenni litigi tra fratelli – “noi genitori potremmo tranquillamente scrivere il seguito di “Guerra e (forse) pace”, scrive Ruoppolo, mamma di Anna e Niccolò – dagli sbalzi d’umore e da una generale fragilità al coraggio e ai timori ai limiti della maniacalità. Le onde del destino delle mamme (e probabilmente dei papà, a cui sono destinati carota e bastone) vanno su e giù freneticamente: si capisce da questo continuo ping pong di mail spigliate, solidali, introspettive, malinconiche (struggente il ricordo di nonna Pidda, giovanissima vedova, evocata da Panepinto) o da sganasciarsi dal ridere, che hanno come minimo comun denominatore, la rivendicazione di un’orgogliosa imperfezione che caratterizza tutte le mamme.

Non solo per le mamme

Il volume è decisamente dedicato alle mamme, ma è uno spaccato delle famiglie che cambiano volto dopo una o più nascite, famiglie che gioiscono o soffrono (si pensi al dolore infinito degli aborti, raccontato anch’esso, o alla grande paura della terapia intensiva neonatale), che cambiano volto e ritmi, adeguandosi a quelli degli ultimi arrivati. E, dunque, può essere una lettura consigliata anche per papà, nonne e nonni, per cui “i nipoti sono elisir di lunga vita”. L’universo della genitorialità e di ciò che gli gira attorno è così vasto che c’è posto per tutti, sembrano dirci le autrici con punti di vista, racconti e prese di posizione che non riguardano solo e strettamente l’amore materno. Leggere queste pagine autentiche, per credere.

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24/02/2021 by dadabio 0 Commenti

Lowry, versi per adolescenti sugli orrori del Novecento

Due popoli sconfitti dalle atrocità della storia, vittime e sopravvissuti degli attacchi di Pearl Harbor e Hiroshima protagonisti di “All’orizzonte” di Lois Lowry. Un poemetto dall’autrice conosciuta in tutto il mondo, un libro necessario, come la memoria che serve a spazzare quel che resta del buio del ventesimo secolo

Un poemetto per adolescenti consapevoli della storia moderna, un titolo speciale che inaugura una nuova collana per ragazzi dell’editore 21lettere (collana che vuol aiutare a superare i propri confini), con un’autrice conosciuta in tutto il mondo, che ha vinto premi internazionali, ispirato film di successo e insegnato ai suoi giovani lettori il confronto con temi enormi, dalla Shoah alle malattie terminali, alle discriminazioni razziali. E anche stavolta Lois Lowry, ormai ultraottantenne, non si tira indietro, proponendo una storia che oscilla fra due grandi orrori della seconda guerra mondiale, l’attacco di Pearl Harbor e quello atomico sul Giappone, che di fatto aprirono e chiusero le ostilità belliche per gli Stati Uniti d’America. Un libro contro ogni forma di odio e violenza, una lezione gentile, un canto desolato per vittime e sopravvissuti di tragedie, che poco hanno insegnato agli uomini di ieri e oggi (in ogni angolo del mondo ci sono guerre in corso) ma possono fare riflettere e ravvedere quelli di domani.

Ferite non rimarginabili

Il nuovo volume di Lois Lowry è “All’orizzonte” (79 pagine, 9 euro): l’autrice esplora in versi i destini spezzati di due popolazioni, parole che sgorgano dalla sua esperienza di vita, poiché proprio negli anni della guerra l’autrice, bambina, visse alle Hawaii nel 1941 e a Tokyo nel dopoguerra. I piccoli lettori faranno i conti con ferite non rimarginabili e vite mutilate, spezzate, tra genitori, figli e amici inconsolabili, e comprenderanno la necessità della memoria per spazzare quel che resta del buio del ventesimo secolo, la guerra, la violenza, la vendetta, l’odio cieco, l’occhio per occhio, la pioggia nera dei bombardamenti giapponesi e americani.

Bombardare le coscienze

“All’orizzonte” è un libretto risoluto e necessario, che sa parlare al cuore di ragazzi e adulti, che può pacificamente bombardare le coscienze. Merito di versi che hanno grazie e rigore, che suonano un po’ come haiku nipponici.

 

A Hiroshima,

al memoriale,

davanti al triciclo annerito,

anche io mi inchino, piangendo.

 

Lowry racconta tutto con gli occhi della bambina che è stata e che non poteva rendersi conto, da piccola, di tutto quel male, della disperazione dei protagonisti (presentati il più delle volte con nome e cognome) di storie minime dal dolore enorme, di due popoli entrambi sconfitti dalle atrocità, con gli orologi della storia fermi maledettamente allo stesso orario, le 8.15, orario in cui si scatenò la tempesta di fuoco su Pearl Harbor e fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima.

 

Puoi trovare questo libro nel nostro punto vendita, oppure ordinarlo scrivendoci via Whatsapp al 349.8733686 o via mail a info@dadabiopalermo.it

28/01/2021 by dadabio 0 Commenti

Mai trascurare i sentimenti, il viaggio di Carota sulla Luna

Una favola scritta in pieno lockdown, “Carota sulla Luna” di Alessia Franco, che – prendendo spunto da Ludovico Ariosto – lancia bei messaggi ai tempi della pandemia. Protagonista una bimba dai capelli rossi e un viaggio memorabile, in compagnia di una sirena a due code, di un ippogrifo, e di un paladino smemorato, Astolfo…

Una bimba dai capelli rossi, Carota, e un paladino smemorato sono i protagonisti del più recente libro della palermitana Alessia Franco, autrice che ha ormai una certa consuetudine con racconti dedicati ai più piccoli, ma che si fanno leggere volentieri anche dagli adulti. A due anni di distanza dal precedente Con lo sguardo in su, Alessia Franco torna, infatti, in libreria con “Carota sulla luna” (63 pagine, 13 euro), pubblicato dalle edizioni Museo Pasqualino, libro impreziosito dalle trasognanti illustrazioni di un altro palermitano, il giovane Gabriele Genova. Il risultato è una favola di grande fantasia e assoluta umanità, che lancia un bel messaggio nei tempi bui della pandemia ed è stato scritto in pieno lockdown, durante la scorsa primavera.

La zia e il convegno

In queste pagine si mescolano reminiscenze letterarie di oltre cinque secoli fa (lo spunto è il viaggio sulla luna di Astolfo, raccontato da Ariosto nell’Orlando Furioso), una tensione positiva verso tutto ciò che è sogno, e una sensibilità assolutamente contemporanea. Il pretesto per un mirabolante viaggio sulla luna di Carota è un noioso convegno a cui la trascina la zia Agata. Da lì in avanti, nel museo pieno di marionette in pieno centro storico, la piccola incontrerà Astolfo, paladino con vuoti di memoria, Serena la sirena a due code e un ippogrifo. Saranno i compagni di un viaggio memorabile, che li condurrà sul satellite per antonomasia.

Tempo, sogno e immaginazione

Una volta giunta sulla luna, la bimba (il cui nome è Fiorella, ma che tutti chiamano Carota per via della chioma fulva) scoprirà un mondo incredibile, guarderà la terra da un’altra prospettiva, si interrogherà sul tempo e sul sogno, sull’immaginazione soprattutto. E tra creature e luoghi indimenticabili, spiccherà l’approdo alla valle delle cose smarrite. Non giocattoli, braccialetti e monetine, spiega Serena a Carota, ma ben altro, certi sentimenti dimenticati, trascurati.

Qui finiscono cose molto più importanti: il coraggio, la felicità, l’amore, la voglia di condividere, la disponibilità. Tutto il meglio che abbiamo dentro e che non curiamo più, perché le diamo per scontate. Non vanno però subito sulla Luna, sai? Si allontanano e si allontanano poco a poco, proprio quando crediamo che saranno nostre per sempre e smettiamo di prendercene cura. Finché, passo dopo passo, non diventa più difficile richiamarle a noi, e non si fa più in tempo.

 

Mai perdere la fiducia, mai darsi per vinti, se proprio bisogna farsi sopraffare da qualcosa, siano l’incanto, la bellezza, la gioia e la condivisione. C’è l’intento edificante in “Carota sulla luna” di Alessia Franco, ma è espresso con grande poesia, mai stucchevole, mai pedante.

 

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25/09/2020 by dadabio 0 Commenti

Il riccio nella nebbia, capolavoro è un eufemismo

Un viaggio nella paura e un messaggio di coraggio nelle pagine di un geniale libro per ragazzi, «Il riccio nella nebbia», tratto da un celebre film d’animazione, scritto da Yuri Norstein e Sergej Kozlov, e illustrato da FrancescaYarbusova.

 

La casa editrice italiana più raffinata, austera e con maggiori tentativi di imitazione – la Adelphi – ha, dal 2002, una non abbastanza conosciuta collana (I cavoli a merenda) dedicata ai ragazzi. Sono tanti i titoli speciali, ma uno spicca su tutti e la parola capolavoro non è sprecata, anzi rischia d’essere un eufemismo. «Il riccio nella nebbia» (tradotto da Livia Signorini) è tratto da un famoso film di animazione russo, ed è un’pera a sei mani, scritta dal regista del film e collezionista di premi, Yuri Norstein e da Sergeij Kozlov, scrittore per l’infanzia, e illustrata dalla talentuosa e pluripremiata Francesca Yarbusova.

 

Pagine magnetiche

Quelle de «Il riccio nella nebbia» sono pagine magnetiche, in cui parole e disegni coesistono in un equilibrio felice; bambini e adulti, che possono/devono leggerle assieme, si inebrieranno di dolcezza e bellezza, in compagnia di Riccio e Orso, due amici che ogni sera bevono assieme il tè, mangiano marmellata e, rituale nel rituale, guardano il cielo stellato. Non sono gli unici protagonisti di un albo illustrato che non può mancare nelle librerie dei più piccoli.

 

Una fiaba allegorica

In una sera qualunque il riccio si smarrisce tra i banchi di nebbia, tra bagliori di luce e pozzi di buio, salgono il panico e l’inquietudine, è forte il senso di smarrimento, visioni e suoni possono esseri facilmente distorti. Una fiaba semplice, antica e modernissima, allegorica: nonostante tutto, nonostante ostacoli e difficoltà, le stelle e gli amici ci aspettano alla fine di un viaggio nella paura, un ammaliante messaggio di grande coraggio, per i piccoli e per i grandi.

 

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