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01/07/2021 by dadabio 0 Commenti

Diario della terza gravidanza. A sei mesi quante cose già sei…

In sei mesi quante cose hai imparato a fare dentro la mia pancia e io quante volte mi sono messa in ascolto per percepire la tua presenza. Non hai tentennato a dirmi: “Ci sono, mamma!” e io non ho avuto dubbi che quel movimento improvviso proveniente dalle mie viscere fossi tu. Ci siamo conosciute e ci stiamo scoprendo ed è immenso amore ogni giorno

 

 

Sei mesi, e da uno abbondante sento che ti muovi dentro, di continuo. Ti sento rotolare e ti immagino mentre fai le capovolte, libera di girare e rigirare in un caldo liquido.

Vedere la pelle della pancia muoversi e spostarsi senza la mia volontà mi fa venire i brividi. E realizzo che dentro di me c’è la vita, ci sei tu.

Anche tu sei in attesa, non lo sai ma sei in attesa… di un abbraccio caldo e infinito. Sei in attesa di crescere, di venire alla luce dolcemente dopo aver ascoltato per mesi il bum bum dei nostri cuori battere all’unisono. Sei in attesa di associare le voci ai volti delle tue sorelle impazienti di vederti, curiose di sapere come sarai, e se potrai giocare con loro.  Me lo chiedono sempre. Ti aspettano. Non lo sanno cosa sarai, cosa cambierà a casa nostra e nelle vite di tutti noi. Non sanno ancora quanto amore porterai e quanto migliorerai ognuno di noi. Questo è il miracolo della nascita, delle personcine che arrivano in una famiglia che per quanto possa prepararsi all’evento sarà sempre colta da sorpresa e alla ricerca di un nuovo equilibrio.

 

Il miracolo della vita… sei già tra noi

Da un incontro amoroso, fra i più indimenticabili, da una minuscola cellula stai diventando una piccola persona. Adesso hai mani, gambe, piedi, spina dorsale, orecchie, naso, bocca. Adesso inizi ad afferrare il cordone ombelicale che ti fa compagnia lì dentro. Inizi ad aprire gli occhietti, a riconoscere la mia voce, quella di papà, di Ester e di Clarissa. Sai, è come se fossi già con noi. Beh, con me lo sei da mesi, da quando ho visto quelle linee sul test, ma ormai da altrettanti mesi tutti sanno che ci sei e a casa ti chiamiamo per nome.

Io cerco di immaginarti e di fare un disegno dei tuoi tratti, Ester invece ti ha già disegnato più volte, fai già parte del nostro nucleo familiare. Quando ti disegna ti mette sempre accanto a me perché sa e dice che hai “bisogno di mamma”.

Quando ho visto il primo disegno mi sono emozionata. Poi ce ne sono stati tanti altri, ma il primo fatto all’improvviso in quattro e quattr’otto mi ha lasciato a bocca aperta. Per me è il più bello. L’abbiamo conservato per te.

E così insieme, stringendoci forte, cercandoci nei momenti più banali, in quelli di tutti i giorni e in quelli più difficili per aiutarci a vicenda, per darci forza siamo arrivati al sesto mese. Ne mancano tre alla nostra presentazione ufficiale ma questi sei hanno avuto una potenza incredibile e sono stati sufficienti a far crescere un legame indissolubile e unico fra noi. Nessuno lo può comprendere, questo è il dono e la fortuna di essere donne e mamme.

Quei colpetti in pancia…

Ti aspetto ogni mattino appena apro gli occhi, attendo un tuo saluto per cominciare la giornata e quando non arriva vado in tilt. Poi mi piace sentire un tuo colpetto quando parlo con la gente o sono concentrata a fare altro e tu mi ricordi che ci sei. Mi fai compagnia prima di addormentarmi, mi traghetti nei sogni dove poi ci conosciamo, tra immagini confuse, voci sovrapposte e irriconoscibili, poi quando mi sto per svegliare faccio di tutto per afferrare quell’immagine e tenerla con me. Mi rimane la sensazione di te per tutto il giorno.

Ti donerò al mondo, ma il nostro legame è indissolubile

So che poi col passare degli anni, crescendo, ti allontanerai da me, passerai del tempo altrove, andrai a scuola, a casa di compagnette, alle feste di compleanno, inizieremo quel processo di separazione, come un gomitolo che si srotola correndo via, lontano, e allora ricorderò di averti portato in grembo, di aver sentito il tuo cuore, il tuo respiro, perfino il tuo singhiozzo e immaginerò di sentire quel profumo unico che ti identificherà, appena nata. Ma cosa importa, ti donerò alla vita, ma saremo sempre madre e figlia e non ci saranno sostituti. Comunque adesso meglio viverti qui dentro e sentirti crescere ogni giorno di più. Attenderti con pazienza perché sarai la terza emozione più forte della nostra vita.

Sei mesi di te

Sei l’attesa più dolce e la speranza che nutre ogni mio giorno.

Sei il desiderio sognato in silenzio, in segreto e arrivato al momento giusto.

Sei la sorellina richiesta incessantemente negli ultimi mesi.

Sei l’inizio più bello del 2021.

Sei la speranza durante questo periodo di pandemia.

Sei il futuro disegnato a colori.

Sei la sorpresa più bella.

Sei l’energia, il motore per tutti noi.

Sei il sale del nostro amore, la ricchezza della nostra famiglia.

Sei tutto quello che non riusciamo a immaginare perché ignoto.

Sei l’avvenire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

08/06/2021 by dadabio 0 Commenti

“Pavimento pelvico fondamentale. Ai primi campanelli d’allarme occorre rivolgersi a uno specialista, senza vergogne”. Intervista a Roberto Guarino

Di pavimento pelvico non si parla mai abbastanza. Abbiamo intervistato Roberto Guarino, specialista in Uroginecologia e nelle terapie e riabilitazioni del perineo con le più moderne tecniche ostetriche. “Molto meglio – sottolinea – affrontare il problema con uno specialista, anziché utilizzare presidi che sono scorciatoie e possono creare altri problemi, come infezioni e cistiti ricorrenti”

Un insieme di muscoli e legamenti che chiudono la parte inferiore della cavità addominale, sostenendo uretra, vescica, apparato ano-rettale e, nella donna, vagina e utero: è il pavimento pelvico, o perineo, un pilastro della salute dell’organismo, di cui bisognerebbe prendersi cura a ogni età, specie nei periodi in cui viene “indebolito”, ad esempio nel corso della gravidanza e a causa del parto. Non se ne parla mai abbastanza e nell’immaginario collettivo le informazioni a riguardo sono sempre frammentarie e spesso confuse.

“Se funziona meglio il pavimento pelvico, certamente sarà migliore l’espressione del parto e migliore sarà la ripresa post-partum”. Il ginecologo Roberto Guarino (qui il suo sito) illustra nel corso di una videointervista ai microfoni di Dadabio l’importanza del “piatto muscolare” del perineo che, sottolinea, è importante far controllare bilateralmente circa otto settimane dopo il parto (oltre alla specifica visita ginecologica dopo trenta, quaranta giorni).

Guarino, specialista in Uroginecologia (e dirigente medico dell‘Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia, al Buccheri La Ferla di Palermo) sottolinea come efficienza, funzionalità e tenuta del pavimento pelvico possano venir meno o essere messi in dubbio, a partire da qualche campanello d’allarme (a cominciare dall’incontinenza urinaria, in gravidanza e non solo). Se emergono, non bisogna temporeggiare o soprassedere, rivolgersi allo specialista è sempre la scelta giusta, senza nessun tipo di tabù o di vergogna. La moderna medicina permette varie strade per la riabilitazione del perineo.

Ecco la videointervista completa al dottor Roberto Guarino, fra quelle del canale YouTube di Dadabio, buona visione.

31/05/2021 by dadabio 0 Commenti

Diario della terza gravidanza. La morfologica e quei colpetti che danno coraggio…

L’emozione, le ansie e le domande che accompagnano la morfologica, la fondamentale ecografia del quinto mese. Una bimba in grembo che si fa sentire, reclama attenzione e non lascia soli nei momenti più difficili. Come quando si scopre che una delle sorelline che la aspettano ha un problema agli occhi. Il diario della terza gravidanza di Lucia Porracciolo si arricchisce di una nuova puntata (tutte le altre qui)

“Mamma ma può giocare con noi? Ha le mani e gli occhi?”. Clarissa chiede così un giorno uscendo dell’ascensore. Io: “Certo che ha le mani e farete tante cose insieme”. Questa domanda arriva due giorni prima della morfologica che sapete bene essere l’ecografia del quinto mese che misura i parametri della crescita del bambino e fa vedere meglio molti organi rispetto alle semplici ecografie. In effetti alla visita, quando il ginecologo spiegava (“Questa è la testa, c’è la giusta distanza tra le orbite, ecco i reni, ecco le braccia, qui c’è il femore”), mi ricordava Clarissa che mi aveva già elencato occhi e mani. Qualche giorno dopo mi ha anche chiesto se la piccola in pancia avesse le orecchie. E io: “Certo e sente tutto, anche quando urlate, piangete e fate i capricci…”. E il ginecologo mi ha proprio consegnato, fra le tante, una foto in cui si vede proprio l’orecchio e quando la piccola l’ha vista è rimasta sbalordita e ha subito detto: “Mamma, allora davvero ci sente e dobbiamo essere più brave sennò si spaventa”.

Ora è tutto più chiaro

Quella morfologica ogni volta si fa attendere perché anche se ci sono le ecografie mensili questa fa capire quanto sia sana la bimba. E di ansie e domande noi mamme ne abbiamo tante, persino quando i medici ci tranquillizzano. È sempre una grande emozione e alla ventesima settimana si vede tutto più chiaro e capisci che presto quello che vedi su un anonimo schermo (quel nero e quelle strisce bianche che tratteggiano ora il volto, ora le manine chiuse)  è una personcina che avrai fra le braccia. Per me è stata una morfologica stupenda, avrei voluto non finisse mai,  grazie anche al dottor Sergio Di Leo. Ginecologo scrupoloso, preciso e attento che spiega ogni dettaglio, mette a proprio agio, mai frettoloso e rende partecipe il marito. 

Il clima giusto

Noi mamme sappiamo che il ginecologo è una figura di riferimento troppo importante, deve entrare nelle nostre corde, deve esserci sintonia perché ci accompagna nel periodo più bello della nostra vita. E deve rassicurarci ogni volta che lo chiamiamo o mandiamo un messaggio. E qui voglio fare un plauso al mio ginecologo ormai da anni, il dottor Roberto Guarino che dopo aver seguito la mia seconda gravidanza, mi accompagna anche per questa terza. Una persona di grande umanità e professionalità che non ha mai lasciato nulla al caso e che mi ha seguita sempre cancellando ogni mio dubbio e rispondendo a ogni mia domanda. Quell’incontro con la mia bimba grazie all’ecografo è attesissimo e ogni volta lo gusto appieno. Questo sicuramente grazie al clima che si respira nel suo studio medico.

La mia morfologica è andata bene e sono più che soddisfatta. La sera appena messa a letto penso e mi domando: chissà come sarà? La classica domanda che tutte le mamme si pongono. Mi sforzo di immaginarla: bionda, scura, liscia, riccia, cicciottella o più magra ma il disegno che viene fuori rimane in sospeso perché lei sarà più bella di quanto mi sforzi di immaginarla e sarà stupore e meraviglia. 

Me lo chiedo io come sarai fatta, vuoi che non lo facciano le tue sorelle? Che ne sanno i bimbi di un bimbo dentro la pancia! Che ne sanno di come è fatto, tutte le domande sono lecite e poi, cerchiamo di essere sincere mamme: anche noi ci chiediamo se ha la bocca, il naso, gli occhi al posto giusto. Ecco perché la morfologica ci tranquillizza. Anche se non c’è mai da stare tranquille e noi mamme non possiamo mai abbatterci, mai essere tristi.
La forza arriva dai figli

Nei giorni in cui Clarissa si chiedeva se la sorellina in arrivo avesse occhi e mani proprio di lei, che ha un paio d’occhi speciali, scoprivamo che ha un problema agli occhi. Si è fermato il tempo, tutto è crollato su di noi. Ho pensato: possibile che sia successo a noi una cosa così? C’e soluzione, rimedio, cosa posso fare? Nel frattempo mentre mi angosciavo dovevo essere forte perché non poteva vedermi triste. Non potevo crollare. Nei momenti difficili la forza arriva dai figli. Ed è stata proprio la piccola che porto in grembo ad aiutarmi. Quando piangevo sentivo un colpetto quasi come se volesse dirmi: ehi, mamma ci sono anche io qui, non essere triste. Un colpetto una volta, poi due, poi tre, ma allora davvero c’è un filo indistruttibile e profondo, un legame, non paragonabile ad altri, tra madre e figlio! La prima notte dopo quella visita rivelatrice del “problemino” di Clarissa l’ho passata a guardarla dormire accanto a me, a sentire i suoi respiri alternarsi così affannati e così rilassati, i suoi ricci sulla mia faccia, il braccio sul mio collo (un caldo che non vi dico) e non mi sono sentita sola quella notte, nemmeno un istante, perché dal grembo arrivavano segni sempre più evidenti, come un tocco delicato ma deciso: non è questo il miracolo della vita, la bellezza della famiglia unita ancor prima che si crei, che si completi?

Allora davanti a tanta perfezione, davanti alla vita che si rivela in questo modo, stravolgendo i nostri piani, i problemi svaniscono e rimangono le cose belle, rimane l’essenza di ciò che è davvero importante: l’unione della famiglia, l’energia dell’amore, la paura del futuro, ma la certezza di avere basi forti per resistere alle possibili difficoltà.

09/05/2021 by dadabio 0 Commenti

Diario della terza gravidanza. Io mamma grazie alla mia mamma

Un inno alla forza delle mamme, a quella della propria mamma, il racconto di un parto prematuro, quarant’anni fa, e di tutto quello che ha lasciato dentro. Ciò che si è ricevuto e che si vuol tramandare alle proprie figlie, alle due che già ci sono e alla terza in arrivo. Ecco la nuova puntata del diario della terza gravidanza

Sono Lucia e accoglierò fra qualche mese una nuova vita, la mia terza figlia.

È così in effetti che ci siamo immaginati io e mio marito quando ci siamo conosciuti: noi due e tre figli, anzi tre figlie perché nei nostri sogni sarebbe stato bello avere tre ragazzine fra i piedi. La vita, però, è piena di sorprese e di complicazioni quindi abbiamo vissuto il nostro amore giorno per giorno accogliendo ciò che accadeva, un po’ per nostra volontà, un po’ per un disegno tracciato dall’alto. I doni più grandi che Dio potesse darci sono state le nostre prime due bimbe, Ester nata nel 2016, e Clarissa nata alla fine del 2017, e già eravamo una famiglia  felice.

Un desiderio in sospeso

Ma quella terza di cui parlavamo nelle nostre prime chiacchierate di presentazione, in cui cercavamo di esplorare le nostre anime che si scoprivano sempre più affini, dov’ era? Era ancora possibile immaginarla fra noi o non era più il momento giusto? Allora ogni tanto ci balenava l’idea di pensare al terzo figlio, ma due figlie sono abbastanza impegnative, ancor più se di età ravvicinata. Il lavoro precario, che ci ha impegnato più di un lavoro a tempo indeterminato, le incertezze, le paure, poi anche la pandemia da Covid 19, hanno fatto sì che lasciassimo in sospeso questo desiderio.  Proprio appeso come una maglietta in uno stendino in balia del vento.

Il momento giusto

Ma il numero tre tornava presuntuosamente a bussare alla nostra mente e a questo si aggiungeva Ester che mi chiedeva espressamente di avere un’altra sorellina. Pensate un po’, poi ha smesso di chiederlo a me e ha cominciato a chiederlo a Gesù, nelle sue preghierine. Non perdeva tempo a baciarmi la pancia per dirmi che c’era qualcuno dentro  e a raccontare alle sue compagnette che mamma era incinta, risultato? Le chiamate successive di mie amiche che chiedevano la conferma visto che Ester aveva raccontano di un fratellino o una sorellina. Tutto questo mi ha regalato risate pazzesche al telefono con le amiche, in particolare con Keyla,  e allo stesso tempo accendeva una lucina di speranza verso una terza gravidanza. Pian, piano le preoccupazioni, i dubbi, le domande nelle notti in bianco svanivano e si faceva strada la concretezza di una nuova vita nella nostra famiglia. Eccola. Arrivata al momento giusto, quando avevamo bisogno di un minuscolo chicco di riso che ci desse speranza e ci ricordasse che la vita è qualcosa da valorizzare sempre, anche durante le insormontabili difficoltà, e da vivere appieno senza rimpianti.

Auguri alla mia mamma

Oggi un grazie speciale va alla mia mamma, donna unica, dalla dolcezza inarrivabile che mi ha trasmesso questo indescrivibile sentimento della maternità. Solo con i suoi modi di fare e senza parole di troppo anzi con il silenzio ha plasmato il mio modo di essere prima donna e poi mamma. È lei che ha fatto e fa la differenza per me ed è lei il mio modello irraggiungibile, perché, cara mamma, lo dico apertamente, non sarò mai brava come te e mai alla tua altezza. Donna di una discrezione quasi disarmante, di una operosità infinita e di una delicatezza che nessuno possiede.

Adesso che nella pancia c’è la mia terza piccola mi rivedo ancor di più in lei, mamma di tre figli, nei modi amorevoli con cui ci ha fatto crescere. Riaffiorano alla memoria le ninne nanne cantate con voce soave, la fatica nel prendermi in braccio quando non ero più piccola piccola, per portarmi su in camera, la pazienza nell’esaudire le mie richieste, alcune impossibili. Se c’è un altro cuoricino che batte dentro di me lo devo a lei che conducendo la sua semplice vita, insegnante a scuola e regina della casa in famiglia, mi ha fatto scoprire l’onestà, l’equilibrio, la generosità, il rispetto altrui e per le cose mie e degli altri, l’amore per la vita in ogni sua manifestazione, la resilienza.

Da mamma a figlia per l’eternità

Ogni volta che mi fermo a riflettere su questo terzo tesoro che accolgo c’è un’esplosione di sentimenti ed emozioni, anche le più ancestrali. È cosi che le emozioni vissute dalla mia mamma quando io ero nella sua pancia arrivano a me fortissime, come un uragano,  grazie ai racconti suoi e di mio papà. Nel 2021, appena sento un leggerissimo tocco dentro il pancino, rivivo i momenti di una donna in dolce attesa che lotta contro un parto prematuro, che mi protegge e mi tiene stretta in grembo ogni volta che si presenta una minaccia di aborto, una rottura prematura delle membrane. Qui siamo nel 1980 e quella col pancione è la mia mamma. Non li ho vissuti coscientemente, eppure ho davanti a me i momenti concitati della mia nascita al settimo mese di gravidanza, della forza della mia mamma che mi dà alla luce e del suo dolore perché deve separarsi subito da me, una mamma che dopo aver sentito per mesi le capriole della figlia in pancia, il singhiozzo e preso calcetti e pugnetti vede allontanarsi quello scricciolo minuscolo che tanto ha voluto tenere a sé. Sento il suo cuore spezzato e la speranza di rivedermi presto per tenermi in braccio. Vedo la corsa disperata in ambulanza di me, un chilo e 100 grammi appena, accompagnata da mio papà e da suo fratello, lo zio Totò. Destinazione Palermo, che è lontana un centinaio di chilometri, allora non tutti d’autostrada. Sento nel mio cuore questo groviglio di emozioni, lo avverto come un fuoco, che mi è stato raccontato, dopo i primi anni, col sorriso sulle labbra e con gli occhi lucidi a ogni compleanno. Parole che in qualche modo mi infastidivano, e mi facevano soffrire, perché mi ricordavano che venire al mondo è stato difficile per me e per chi mi stava attorno, segnando la storia di tutti, dei miei genitori, di mia sorella e mio fratello più grandi di me, dei nonni. Questa bufera mi pervade a distanza di quaranta anni, mi fa piangere, mi fa leccare lacrime salate, però è quell’emozione vissuta ai miei primi respiri di vita, e ricordata affettuosamente a ogni compleanno, che mi unisce indissolubilmente a mia madre, un legame che porterò con me per sempre e che vorrei trasmettere alle mie figlie.

Oggi, il giorno giusto

Allontano dalla mente i tumulti del mio tempestoso inizio di vita e tutto diventa sereno intorno a me, quando vedo la mia famiglia unita esserci, le mie figlie crescere felici, mio marito (la mia forza) sempre al mio fianco, mia sorella e mio fratello presentissimi che hanno accanto persone speciali, anche loro parte di me, come fossero consanguinei; i miei nipoti, adorati cuginetti per Ester e Clarissa. Penso che tutto questo vada celebrato proprio oggi, giorno della festa della mamma. La mamma che è il perno di tutto, calore familiare, certezza che non vacilla, rimprovero a fin di bene, autorevolezza e dolcezza allo stesso tempo. La mamma che regge il mondo, e mi piace ricordarvi questa frase tratta da “Francesco e l’infinitamente piccolo” di Christian Bobin: “Gli uomini reggono il mondo. Le madri reggono l‘eterno, che regge il mondo e gli uomini”.

Sono felice di sapere che un’altra vocina mi chiamerà così, mamma. Continuerò a essere una mamma stanca e imperfetta, ma innamorata delle mie bimbe e l’amore, si sa, è il motore di tutto. Vince le tenebre e ci accompagna verso una realtà lontana e perfetta.

Auguri a tutte le mamme. (6-continua)

07/05/2021 by dadabio 1 Commento

Diario della terza gravidanza. Cinque nel lettone… ce la faremo?

La notte porta consiglio, o riflessione, o confusione? Questo è un mix di sentimenti che provano le donne incinte. Quando è sera e ci si mette a letto è tempo di sprofondare nei ricordi, nelle domande senza risposta, negli sguardi più lunghi del buio posati su quei piccoli che riempiono il lettone. Quinta puntata del diario della terza gravidanza (qui tutte le puntate precedenti) che proponiamo da qualche settimana sul blog di Dadabio

 

Scende la notte. Siamo in quattro nel lettone, c’è silenzio e penso subito a quando saranno in tre, ehm, quindi in cinque, (a meno che il papà non decida di scappare…) forse capiterà? Ma che domanda stupida… Mi chiedo come saranno le notti, quanto convulse, quanto tranquille. Nonostante i pensieri sono serena, perché quando dormono scende la pace. Quei ricci che si intrecciano nella penombra, il respiro pesante per via di un raffreddore, quelle forme rotonde del visino come fosse scolpito dal più Grande degli scultori (così è se ci pensiamo…), mi inteneriscono ancora di più. E finisce che le osservo incantata. Ripenso a tutta la giornata trascorsa e mi sembra poco il tempo passato con loro. Penso subito alla fine di questa terza gravidanza, a quando saranno in tre, sarò capace di dedicare il giusto tempo a ognuna di loro? Si può quantificare il tempo buono o quello meno buono? Cioè il tempo che passo a sgridarle, a cercare di separarle mentre si tirano i capelli, mi sembra il peggiore e mi suscita sensi di colpa. L’altro, quello in cui giochiamo, leggiamo libri, facciamo merenda e tante coccole è bellissimo, ma sembra sempre poco.

Far tesoro dei sentimenti notturni

La qualità è quella che conta, non la quantità, ma è come se non riuscissi ad afferrare il tempo, i figli crescono di continuo, cambiano in fretta e, più passano gli anni, più si allontanano da noi. È troppo veloce la lancetta dell’orologio e gira in fretta, così ho la sensazione di non vivere a pieno questo tempo con loro; qui e adesso. Le immagino già adolescenti e so che in un batter baleno arriverà questa fase, così cerco di non pensarci e poso di nuovo lo sguardo su loro che dormono. Quando mi arrabbio dovrei pensare a questi momenti di sospensione tra sogno e realtà, dovrei fare questa ginnastica e pensare che fra qualche anno mi mancheranno loro che adesso saltano sul letto, mangiano in soggiorno, disegnano sulle pareti. Devo fare tesoro di questi sentimenti notturni. 

Tempesta d’emozioni…

E chi già mi vive dentro? Questo piccolo esserino che cresce, senza chiedere nulla.  Che ne sa di questa tempesta di emozioni? Che ne sa del mondo che l’aspetta? Dell’aria che respirerà, delle persone che incontrerà? Della famiglia che gli toccherà? Metterlo al mondo è una grande responsabilità… penso subito che devo essere impeccabile, perché in fondo l’ho voluto, l’abbiamo cercato e ricercato, e adesso non possiamo sbagliare. È nelle nostre mani. Ma che dico? È nella mia pancia. Ci pensate? Nel posto più centrale di noi. Nel luogo dove sentiamo dolori e gioie, dove si attaccano rabbia o felicità. Non può che stare lì, ad aspettare qualcosa di cui non è a conoscenza. Siamo noi a prendercene cura da subito e noi mamme in particolare. Ho sempre pensato alla gravidanza, e dunque anche a questa terza gravidanza, come un momento unico e stupendo. La donna è uno scrigno e conserva il mistero di tutti i tempi. Un cuore che batte. Manine e piedini che si definiscono ogni giorno che passa, un cervello che si crea nella sua complessità da subito. La vita. Questa è la vita che l’uomo è capace di generare, di donare. La parola dono è immensa, ci avete mai pensato?

Il sì che si ripete

Quando abbiamo deciso di provare ad avere il terzo figlio con mio marito abbiamo parlato tanto, abbiamo messo davanti a noi paure e certezze. Sulla bilancia pendeva sempre il sì, quel sì meraviglioso che ci siamo detti sette anni fa, in chiesa, davanti a Dio. Quel sì che ci ha uniti per sempre, che ci ha portati a questa terza gravidanza. E io a un certo punto ho sentito una voce dentro me, diceva che il mondo ha bisogno di persone belle e buone. Allora ho pensato che dal nostro amore finora sono nate solo cose e persone belle e ho detto faremo ancora un dono agli altri, con una vita che sarà una delle tante tra miliardi e miliardi di persone, ma sarà unica per noi. Sarà il centro di tutto per noi e per altre persone che crederanno in questa persona. Sarà una persona che avrà un posto nel mondo, un motivo per andare avanti, sarà qualcuno che cambierà le cose brutte per farle diventare belle. Sarà una ragazza che farà perdere la testa a qualcuno e che perderà la testa a sua volta. Sarà un’anima, pura e complessa. Cioè un figlio si ama alla follia, è legato a noi dalle viscere e allo stesso tempo ci sfugge di mano. Perché ogni persona, figlia di chiunque, pensa con la sua testa e agisce con le proprie idee. Noi genitori possiamo solo dare amore, ascoltare e guidare; essere presenti e accoglienti. Ecco, per tutto ciò abbiamo detto ancora una volta sì alla vita. Perché vale la pena perdersi negli occhioni dei bimbi che ci fanno comprendere l’importanza delle cose vere e belle. (5-continua)

28/04/2021 by dadabio 1 Commento

Diario della terza gravidanza. Sta bene! Sarà fiocco rosa o azzurro?

Continua il diario della terza gravidanza, ospitato nel nostro blog (qui prima puntata, seconda e terza). Lo scrive un’amica del progetto Dadabio, assediata dalle domande delle sue due figliolette, rassicurata dal g-test e sorpresa dal sesso della creatura che ha in grembo…
“Mamma, ma nella tua pancia c’è una piccola cucina?” “No”, rispondo alla mia grande che si è messa accanto a me per addormentarsi, è ora di nanne. “Perché?”, chiedo. Lei: “Il bebè come fa a mangiare? Chi gli cucina?”. Domande simili, continuano, sono di una potenza e di una spontaneità che farebbero sciogliere il più gelido dei ghiacciai. A quasi sei anni i bambini riescono a elaborare concetti che per noi adulti sembrano non afferrabili a quell’età, conoscono le emozioni e le esternano in ogni istante e in più modi. Questo pancino spuntato subito compie questi miracoli, ci regala del tempo magico con i nostri figli. Ci fa gustare la semplicità di chiacchierare e far diventare importanti momenti normali.
Quando aspettavo la mia secondogenita la prima era troppo piccola per capire che stesse arrivando qualcun altro in famiglia e non c’erano domande, solo non carezze e bacini alla pancia. Adesso, per questa terza gravidanza, ogni giorno rispondo a quesiti dai più simpatici ai più profondi e mi diverto tantissimo. A volte si fanno più difficili, mi mettono alla prova e cerco di arrampicarmi sugli specchi per raccontare la verità o quantomeno la versione più vicina alla realtà. “Il bebè si è svegliato?”, chiede ogni mattina la piccola. Io: “Si”. Lei: “Gli diamo un pan di stelle”?. E così anche le giornate più complicate prendono la piega giusta. Sorrido e spiego ancora una volta che il bebè mangia ciò che mangio io e a me i pan di stelle non piacciono. Nei nostri dialoghi si parla di fratellino o di sorellina, è ancora presto per scoprire il sesso. Ma tanto, mi ripeto, l’importante è che stia bene. Non è una frase fatta, è quello che pensano tutte le donne che scoprono di essere incinte. La priorità è che il piccolo sia sano.
Diagnosi prenatale
A proposito di diagnosi prenatale, a ‘sto giro mi tocca farla, alla mia veneranda età è vivamente consigliata. Così scegliamo di fare il G-test, quello base che indaga sulle possibili trisomie. Sia io che mio marito abbiamo le idee chiare, non ci interessa sapere di più, non vogliamo scoprire se sarà alto, biondo con occhi azzurri o verdi… ci affidiamo alla volontà di Dio che ci ha fatto questo dono. Così, alla seconda visita, faccio il prelievo che sarà spedito a Roma. Da quel giorno un po’ di ansia c’è e spesso prima di dormire tiro fuori il discorso e chiacchiero con mio marito. Siamo sereni e sappiamo che dovremmo aspettare 15 giorni, circa, per avere il risultato.
Il risultato in anticipo
La chiamata arriva prima del previsto. Una mattina, mentre sono con mio marito, squilla il telefono, riconosco il numero della città da dove sarebbe arrivato il risultato salto in aria e subito schiarisco la voce e rispondo. Dall’altra parte del telefono una voce femminile, distinta, gentile e serena: “Signora buongiorno, chiamo perché lei ha eseguito il G-test e abbiamo avuto i risultati”.  Io: “Sì”, con un filo di voce e le gambe che mi tremano mentre cammino velocemente per scaricare l’emozione che ha preso in pieno,  tutta d’un  tratto, cuore e mente. Mi sento confusa, ho la testa nel pallone, non so cosa da li a poco avrebbe detto. Lei incalza: “Intanto le dico che tutto è in ordine e non ci sono anomalie”. Io butto fuori un respiro lunghissimo e realizzo che mio figlio sta bene, questa è la notizia che mi interessa di più e arriva all’improvviso. “Ok”, dico, non riesco a dire null’altro. Lei continua dicendo: “Le arriverà una mail con un codice ed entrando potrà consultare il risultato e scoprire anche il sesso”. Rispondo: “Grazie mille” e lei: “Auguri”.
L’abbraccio di un momento unico
Chiudo il telefono e salto letteralmente addosso a mio marito. Ci siamo abbracciati fortissimo come se non ci vedessimo da mesi. Avevo le lacrime agli occhi, non potevo trattenermi. La sensazione è tipo quella di quando finisci un esame all’università e il prof. ti mette 30 e si complimenta. Ricordate? Si camminava sulle nuvole a quel punto e si iniziava a chiamare la settima generazione partendo da mamma e papà. Oppure quando dai il primo bacio alla persona che ami e poi chiusa in camera pensi e ripensi alla magia, all’alchimia… Giusto per fare un esempio, perché il momento rimane unico. Immaginavo che dovessi attendere molto di più per questo risultato invece è arrivato dopo appena 10 giorni. ….
Fiocco rosa
Dopo così tanta emozione venuta fuori come la lava di un vulcano in eruzione dico a mio marito di controllare la mail e di scoprire lui se, per questa terza gravidanza, il fiocco è rosa o azzurro. C’è felicità, tachicardia, attesa e voglia di gustare ogni attimo… quasi di fermare questo tempo che ha il sapore di un dolce delizioso. Lui apre la mail e legge. Sta in silenzio, perché io gli dico che non voglio saperlo subito, ma resisto poco, muoio di curiosità. Premetto: io ero quasi certa fosse maschietto, lui certo, certissimo, fosse di nuovo femmina. Inequivocabile il suo urlo: “Vai!”, e le sue braccia al cielo mi danno la risposta. “È femmina?”, chiedo io. “Sììììì”, dice lui. E niente, tocchiamo il cielo con le dita perché sarà tris di donne a casa nostra, proprio come avevamo immaginato anni fa quando ci conoscemmo. Adesso dobbiamo trovare il modo più bello per comunicarlo ai nostri cari e soprattutto alle nostre piccole donnine.

21/04/2021 by dadabio 0 Commenti

Diario della terza gravidanza. Domande che strappano risate…

… e una fame incredibile e l’inarrestabile amore per le due figlie che già ci sono. Il diario della terza gravidanza, che ospitiamo nel nostro blog (qui la prima puntata, qui la seconda) ed è scritto da un’amica del progetto Dadabio, prende corpo: i chili, la fame e le bimbe da tenere a bada, alcuni dubbi e altrettante certezze, e la speranza che dormire non sia un’illusione quando i figli saranno davvero tre…

 

Le domande spontanee dei bimbi. Io e la grande in bagno: “Mamma come ha fatto Gesù a mettere il bebè dentro?”. Sono spiazzata, farfuglio qualcosa e cambio argomento. Sì, perché la mia bimba grande da mesi chiedeva una sorellina a Gesù. Ogni sera le sue preghierine erano queste. Poi dopo qualche minuto – di fronte l’un l’altra, lei seduta per far pipì, io sulla vasca da bagno, ci guardiamo negli occhi – incalza con un’altra domanda che mi strappa davvero una grossa risata: “Mamma, ma quando esce sarà vestito?”.  Mi sono armata di fantasia e pazienza e ho spiegato un po’ di cose.

La pancia tonda e già evidente

Comunque le domande ogni giorno sono tante anche perché il pancione che viene fuori alla terza gravidanza è impressionante. A undici settimane la pancia è tonda tonda. Impossibile nasconderla agli altri. Qualcuno non se ne accorge, qualcuno mi guarda un po’ negli occhi e un po’ sulla pancia, ma non ha il coraggio di chiedere. Se per la prima gravidanza mi chiedevo, al quinto mese, dove fosse la pancia, adesso è davvero troppo presente. Tenere a bada i chili sembra ancora più difficile. La cosa più bella di questo aspetto è che le mie bimbe già baciano il pancino tutte le sere e si mettono in ascolto. Chiedono quanto diventerà grande questa pancia e come farà ad uscire. In effetti l’argomento fame in gravidanza merita un po’ di spazio. Spero che fra voi che leggete ci sia chi abbia avuto le stesse sensazioni mie. 

Quel vuoto allo stomaco

E a proposito di fame… per me è il leitmotiv delle prime settimane di gravidanza. Il vuoto allo stomaco è più o meno costante. Fitte pazzesche e bruciore improvviso a qualsiasi ora della giornata. Cerco di mangiar sano, frutta, verdura, proteine, ma non basta. Dopo una colazione abbondante, alle 7.30, già alle 10 mi sento svenire, come se non mangiassi da ore e ore. Eppure, reduce dalle precedenti gravidanze, immaginavo nausee e conati di vomito. Niente di tutto ciò, invece, e va benissimo così, ne sono felice, strafelice. Non pensavo che avere fame potesse rappresentare un tale disagio. Chi ha provato questa sensazione sa a cosa mi riferisco. Non poter controllare le richieste del proprio stomaco. Non riuscire a seguire il programma degli spuntini previsti. Faccio una sorta di calendario per pranzo e cena ma all’improvviso stravolgo tutto. Un vuoto enorme allo stomaco, un bruciore incredibile e corro a mangiar qualcosa. Inizio con carote, finocchi,  frutta ma, non sempre, questo ritmo alimentare resiste. Così ci sono giornate in cui non c’è cibo che basti. Vi è mai capitato di ordinare una pizza per le 18? Ecco, la terza gravidanza mi ha fatto sperimentare anche questo.

Amore e interrogativi

Oltre a quello che sento e, col corpo, capisco, ci sono sensazioni, anzi sentimenti che non riesco a tenere a bada. Esplodono.  Mai avevo provato così tanto amore. Mai ero stata così capace di donare amore gratuitamente…. ogni volta che guardo giocare le mie piccole, mi sembrano sempre più belle, ma che dico bellissime. E la gioia è incontenibile. I dubbi, terzo figlio sì o terzo figlio no, spazzati via d’improvviso. Mi chiedo come sia possibile che si dia la vita, che da un fagiolino arrivi tanta bellezza. Che il senso poi della vita è proprio dare alla vita. Certo poi c’è l’altra faccia della medaglia. Le liti, le giornate nere in cui litigano e urlano e basta. E lì entro nel panico e mi dico: come farò? Rifletto e mi rattristo un po’, pensando a quanto sarà difficile gestirli tutti. Quando piangeranno tutti e tre a quando faranno pupù tutti e tre e a uno dovrò cambiare il pannolino senza perderlo di vista un attimo… e quando giocano con me mentre e dovrò allattare il piccolo… e avete presente quando non ascoltano e continuano a fare le pazze senza fermarsi? E se faranno così col pupo quando sarò sola a casa. E quando dal gioco nasce una lite dagli abbracci esce un morso e tante lacrime? Come si farà? E poi capitolo nero, anzi buio che più buio non si può… le notti insonni. Perché ci saranno, diciamo la verità.

Ricordi d’insonnia…

Sonno o, meglio, mancanza del sonno. Ne ho sofferto con una delle mie bimbe. Per 12 mesi non ha chiuso occhio di notte, piangeva, piangeva, piangeva…. Lo sconforto arrivava ogni volta che arrivava la sera e oltre. L’aiuto di nonne e marito non bastava a farmi rasserenare. Lei voleva me. Solo il seno la calmava, ma lo stesso seno l’agitava perché la mia bimba soffriva di reflusso quindi quando si attaccava per consolazione, già sazia e succhiava latte il risultato era un pianto disperato. Le due, le tre, le quattro. Le cinque. Poi arrivava l’alba e la luce rendeva tutto più leggero. Ma la mia stanchezza era tanta. Lavoravo, dovevo portare l’altra bimba a scuola. (3-continua)

12/04/2021 by dadabio 0 Commenti

Diario della terza gravidanza. Prima ecografia e felicità…

Dopo la prima puntata del diario di una mamma incinta, alla terza gravidanza, ecco la seconda. Scrive un’amica che frequenta Dadabio, condividendone idee e obiettivi. E stavolta racconta del mix di sentimenti con cui si è avvicinata alla prima ecografia, come l’ha vissuta. Tra piccoli disagi fisici e tanta gioia, al momento condivisa solo col marito…

La prima visita è fissata alle 15 di un venerdì pomeriggio. Manca ancora un bel po’ ma d’altronde, per definizione, sono “in dolce attesa”. Devo abituarmi ad aspettare con pazienza e la pazienza, in altri frangenti della vita, non sempre mi accompagna…

Zero disagi, solo sonno…

Ogni mattina, sotto la doccia, mi domando: “Ci sarà? Andrà tutto bene qui dentro?” Senza la prima ecografia il dubbio resta. Però io ho fiducia e sono positiva e sento che una vita sta crescendo piano piano dentro di me, in silenzio e senza disturbare. E io sono felicissima visto che le gravidanze precedenti si sono presentate subito con nausea e vomito, che non mi davano tregua. Se da un lato sono situazioni molto fastidiose, dall’altro sono il segnale evidente dell’ormone della gravidanza che aumenta. Così, pazientemente, passano i giorni. Qualcosa cambia. Qualche odore forte che non gradisco più, tipo il deodorante di casa mia sparso ovunque. Qualche cibo che cambia sapore e l’odioso, terribile bruciore di stomaco misto a reflusso e a qualcosa di davvero insopportabile. Avevo proprio dimenticato gli effetti indesiderati della dolce attesa, e sì, perché la gioia dei figli fa dimenticare anche i fastidi più brutti. A questo si aggiunge la sonnolenza, che sonno! Sbadiglio sempre, non mi alzerei mai dal letto, nemmeno per andare a fare shopping.

Scegliere come vestirsi

Ecco, si avvicina la fatidica data ed è il giorno della visita, la prima di questa terza gravidanza. Rimango a casa, posso non vado al lavoro. Mi preparo psicologicamente, come quando un attore deve andare in scena e si concentra, fa tutte le cose che gli danno sicurezza e che lo portano al palcoscenico con il cuore che batte, ma con la certezza che il pubblico non smetterà di battere le mani.  Così dopo aver fatto di tutto di più, telefonate, mail, dopo aver rimesso a posto casa, è il momento di pensare a cosa indossare per il nostro primo incontro. Ditemi chi di voi non l’ha fatto. Davanti all’armadio, apro e chiudo i cassetti, per scegliere cosa mettere per andare a una visita ginecologica. Tutto questo mi fa ricordare quando sono uscita la prima volta con mio marito, anche allora persi un po’ di tempo a decidere con cosa vestirmi.

Emozioni e sorrisi

Il mio ginecologo è quello di sempre, quindi il clima in studio è abbastanza sereno. Dopo qualche chiacchiera arriva il momento dell’ecografia. Il mio cuore batte forte forte, come per la prima bimba e per la seconda. Stessa emozione se non di più. Poi mi stendo sulla poltrona, c’è il monitor, nero e con cose  strane che non ho mai capito. Iniziamo. L’attimo in cui lui dice “c’è la camera gestazionale, il sacco vitellino e qui c’è l’embrioncino, e… qui ce n’è un altro…”. Si capisce che scherza, che l’embrioncino è solo uno, butto fuori il respiro trattenuto e scoppio di gioia senza preoccuparmi di manifestarla. Guardo mio marito e sprofondiamo nei nostri sguardi pieni di amore e di speranza. Non ci servono parole. Abbiamo visto il nostro piccolissimo amore, grandissimo dono.

Gioia nascosta e piccoli rituali

Usciamo da lì con la felicità a braccetto e pensiamo già alla prossima ecografia.  L’idea di un terzo figlio diventa concreta. Penso subito alle mie bimbe a quanto possano essere felici di scoprire che dentro la pancia di mamma c’è un fratellino o una sorellina. Intanto mi godo questo momento di felicità nascosta. Quando la gente parla io a volte mi assento col pensiero e viaggio con la mente e penso a questo bimbo che stringerò tra le braccia. Ancora non mi sembra vero. Mi sembra un sogno. È bello condividere tutto questo con mio marito. Io e lui sappiamo di questa terza gravidanza e gli altri no. Ci godiamo questo momento tutto e solo nostro, decidiamo di dirlo con calma ai nostri genitori, non vogliamo essere frettolosi, forse siamo più saggi? Non è scaramanzia ma voglia di trovare il momento giusto. Nello zaino che porto sempre ho un assorbente e lo lascio là. È stato così anche per le altre due. Non chiedetemi il perché. Non lo so. È diventato un rituale, come avere in frigo un piccolo succo ai mirtilli, scaduto da anni, che comprai quando ero incinta della mia prima bimba per combattere la cistite. Non sono mai riuscita a buttarlo. Sta ancora lì e non mi dà nessun fastidio. Ci sono cose che si ripetono come a voler fermare il tempo anche se gli anni passano e il tempo sembra proprio irripetibile… (2-continua)

05/04/2021 by dadabio 2 Commenti

Diario della terza gravidanza. Lo scopro così…

Da oggi iniziamo a pubblicare su questo blog gli stralci di diario di una mamma incinta, alla terza gravidanza. Si tratta di una amica che frequenta Dadabio, condividendone idee e obiettivi, e che ci ha chiesto di confrontarsi con voi, raccontando emozioni, paure, gioie, ansie… 

Non riesco ad attendere come mi sono prefissata e, nel cuore della notte, circa alle tre e quarantacinque, mi sveglio e vado in bagno. Penso qualche secondo chiedendomi: lo faccio ora o no? Vado a rovistare nello zaino in soggiorno e prendo la confezione che ancora era dentro il sacchetto della farmacia. Poi scelgo il bagno rosa, il mio preferito e, senza svegliare mio marito, decido di fare il test. Lo faccio frettolosamente, senza leggere le istruzioni, sarà il decimo che mi passa fra le mani, sarebbe la terza gravidanza, so bene come funziona e poi sono sicura che sia negativo.

Il giorno prima quando la farmacista mi ha chiesto se volessi quello digitale ho detto no perché, tra me e me, ho pensato che se fosse stato negativo non mi sarebbe piaciuto leggere sul display NON INCINTA.

Quante linee?

Mentre immergo la punta del test nelle urine raccolte spunta mio marito, anche lui deve andare in bagno, mi chiede cosa faccio. “Perché non mi hai chiamato?” dice. Io minimizzo e rispondo: “Vai, vai tranquillo, appena finisci vieni, così scopriamo il risultato”. Sbircio subito e scorgo la seconda lineetta che si colora e giro il test e chiudo gli occhi, come a non voler vedere, come a voler attendere davvero che fosse il risultato finale. Già però il mio cuore si mette a battere forte e le mie mani tremano. Ero certa fosse negativo, forse per non illudermi troppo. Dopo un minuto circa metto il tappetto al test e lo stringo tra le dita e lo osservo. Ci sono. Le linee sono due. Accosto il test alla scatola con le indicazioni. È uguale alla figura che indica la positività del test. Sono incinta! I miei occhi luccicano. All’improvviso mi sento leggera, come fossi sulle nuvole. Corro nel lettone e abbraccio le mie bimbe che dormono teneramente. Poi raggiungo mio marito nell’altro bagno, apro la porta e faccio un cenno come per dire… non è andata. Mi metto a svuotare l’asciugatrice e dico: “Vai a vedere tu, accertiamoci che sia negativo così lo buttiamo”. Dietro di lui sorrido e scoppio di gioia… lui ci mette qualche secondo a leggerlo… poi sprofondiamo in un abbraccio lunghissimo e strettissimo. Siamo incinti! Volevamo il terzo figlio, lo avevamo deciso dopo il lockdown di marzo.

Toccare il cielo

Non riesco più a dormire. Sto sveglia a occhi aperti con la testa fra nuvole. La felicità è la stessa di quando scoprii la prima e poi la seconda gravidanza. Le paure anche, l’ansia anche. La prima domanda che mi pongo è: “Ce la faremo?”.  La risposta me la dà mio marito: “Certo, amore, e sarà bellissimo”. È domenica, San Giovanni Bosco. Vado a messa e prego per la mia famiglia, per il piccolo esserino che è dentro di me. Ringrazio la Madonna per avermi concesso ancora una volta la possibilità di mettere al mondo un figlio. Chiedo di accompagnarmi in questi mesi. Una domenica diversa dalle altre. Tocchiamo il cielo con le dita. Mi sento in pace ma ancora sono incredula. Terzo figlio, continuo a ripetermi. Come sempre avevamo desiderato dalle prime chiacchierate spensierate a San Vito Lo Capo, dopo appena un mese in cui ci frequentavamo. Eravamo lì per lavoro e del futuro ci importava poco, le domande erano poche c’era solo il piacere di stare insieme e di scoprirsi. In queste vorticose domande e risposte alternate che ci aiutavano a mettere a nudo le nostre anime spesso si tornava sul desiderio di famiglia e sull’argomenti figli. Già buttavamo giù qualche nome. Ma era un gioco, la parola “figlio” ci sembrava pesante e noi in quel momento eravamo solo innamorati, leggeri, privi di responsabilità se non quella di essere sinceri l’un l’altro per non provocarci ferite d’amore. Quelle che in passato avevamo avuto entrambi in altre due vite parallele, in città diverse e lontane.

Genitori e figli

Una domenica in cui ripercorro col pensiero la mia vita. Penso centomila volte ai miei genitori e alla profondità dell’amore viscerale che ci lega. Perché l’amore tra genitori e figli non si può chiamare in altro modo se non amore carnale.

L’indomani la prima beta, attesissima in cuor mio, mi conferma la gravidanza. Non è altissima ma d’altronde il ritardo è di uno o due giorni. Quella successiva e quella dopo ancora mi rasserenano perché il numero degli ormoni cresce esponenzialmente. Finalmente fissiamo la data della prima visita ginecologica e comincia il conto alla rovescia. (1-continua)

24/02/2021 by dadabio 0 Commenti

Lowry, versi per adolescenti sugli orrori del Novecento

Due popoli sconfitti dalle atrocità della storia, vittime e sopravvissuti degli attacchi di Pearl Harbor e Hiroshima protagonisti di “All’orizzonte” di Lois Lowry. Un poemetto dall’autrice conosciuta in tutto il mondo, un libro necessario, come la memoria che serve a spazzare quel che resta del buio del ventesimo secolo

Un poemetto per adolescenti consapevoli della storia moderna, un titolo speciale che inaugura una nuova collana per ragazzi dell’editore 21lettere (collana che vuol aiutare a superare i propri confini), con un’autrice conosciuta in tutto il mondo, che ha vinto premi internazionali, ispirato film di successo e insegnato ai suoi giovani lettori il confronto con temi enormi, dalla Shoah alle malattie terminali, alle discriminazioni razziali. E anche stavolta Lois Lowry, ormai ultraottantenne, non si tira indietro, proponendo una storia che oscilla fra due grandi orrori della seconda guerra mondiale, l’attacco di Pearl Harbor e quello atomico sul Giappone, che di fatto aprirono e chiusero le ostilità belliche per gli Stati Uniti d’America. Un libro contro ogni forma di odio e violenza, una lezione gentile, un canto desolato per vittime e sopravvissuti di tragedie, che poco hanno insegnato agli uomini di ieri e oggi (in ogni angolo del mondo ci sono guerre in corso) ma possono fare riflettere e ravvedere quelli di domani.

Ferite non rimarginabili

Il nuovo volume di Lois Lowry è “All’orizzonte” (79 pagine, 9 euro): l’autrice esplora in versi i destini spezzati di due popolazioni, parole che sgorgano dalla sua esperienza di vita, poiché proprio negli anni della guerra l’autrice, bambina, visse alle Hawaii nel 1941 e a Tokyo nel dopoguerra. I piccoli lettori faranno i conti con ferite non rimarginabili e vite mutilate, spezzate, tra genitori, figli e amici inconsolabili, e comprenderanno la necessità della memoria per spazzare quel che resta del buio del ventesimo secolo, la guerra, la violenza, la vendetta, l’odio cieco, l’occhio per occhio, la pioggia nera dei bombardamenti giapponesi e americani.

Bombardare le coscienze

“All’orizzonte” è un libretto risoluto e necessario, che sa parlare al cuore di ragazzi e adulti, che può pacificamente bombardare le coscienze. Merito di versi che hanno grazie e rigore, che suonano un po’ come haiku nipponici.

 

A Hiroshima,

al memoriale,

davanti al triciclo annerito,

anche io mi inchino, piangendo.

 

Lowry racconta tutto con gli occhi della bambina che è stata e che non poteva rendersi conto, da piccola, di tutto quel male, della disperazione dei protagonisti (presentati il più delle volte con nome e cognome) di storie minime dal dolore enorme, di due popoli entrambi sconfitti dalle atrocità, con gli orologi della storia fermi maledettamente allo stesso orario, le 8.15, orario in cui si scatenò la tempesta di fuoco su Pearl Harbor e fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima.

 

Puoi trovare questo libro nel nostro punto vendita, oppure ordinarlo scrivendoci via Whatsapp al 349.8733686 o via mail a info@dadabiopalermo.it